Lezione gratuita dal corso Sostenibilità aziendale
In questa lezione andremo ad analizzare e a comprendere meglio quello che è uno dei K P i più importanti oggigiorno, parlando di sostenibilità ambientale, cioè l'impronta di carbonio di un'organizzazione o detta anche la carbon footprint.
Quindi andremo a comprendere che cos'è di che cosa si parla quando analizziamo la carbon fot di un di un'organizzazione? In che categorie si può suddividere la Carbon Foot, quindi in emissioni dirette e in emissioni indirette qual è a tutti gli effetti l'unità di misura, quindi K P I che si va ad analizzare e a quantificare quando si parla di emissioni.
E poi quella che è la metodologia di calcolo che si utilizza per andare a stimare la carbon foot di Un'organizzazione che cos'è la carbon footprint o l'impronta di carbonio è un indicatore ambientale che ci permette di quantificare quello che è l'impatto di un'organizzazione, ma volendo anche della produzione di un prodotto solo o dell'organizzazione di un evento generale.
Quindi è un K P I che si applica a tanti ambiti di rendicontazione di misurazione e che permette di misurare, o meglio e poi capiremo perché stimare quello che è il quantitativo di emissioni che un soggetto in questo caso l'organizzazione genera all'interno dei propri confini, di dei dei propri confini fisici, ma anche e forse soprattutto all'esterno dei propri confini, quindi all'interno della propria catena del valore.
Quando un'organizzazione affronta una rendicontazione della propria carbon footprint, quello che deve fare è andare a utilizzare degli schemi riconosciuti che permettono, come nel caso dei, di avere dei parametri fissi degli schemi di rendicontazione che permettono di avere una comunicazione e una trasparenza tale da essere sicuri di comunicare e di rendicontare, quantitativamente parlando bene la propria impronta carbonica.
Esistono due schemi principali di rendicontazione utilizzati oggi a livello mondiale il g h g protocol, che definisce lo schema secondo tre macro categorie i tre scop scop uno, scop due e scop tre.
Quindi le emissioni dirette scop uno, le emissioni indirette d'acquisto di energia elettrica scop due e le emissioni indirette legate a tutto quello che è che derivano da tutta quella che è la catena del valore all'interno della quale vive l'organizzazione e poi c'è una iso, quindi una norma tecnica definita a livello internazionale, che è la quattordicimila sessantaquattro parte uno che definisce esattamente come deve essere rendicontata l'impronta di carbonio di un'organizzazione.
In questo caso la classificazione è leggermente diversa da da dal ghg protocol non viene utilizzata la terminologia scop uno due tre, ma vengono utilizzate sei categorie di cui la categoria uno corrisponde allo scop uno, quindi alle emissioni dirette generate dall'organizzazione.
La categoria due corrisponde allo scop due del g protocol e quindi alle emissioni indirette generate dall'acquisto di energia e la categoria tre quattro e cinque allo scop tre del g pro e quindi a tutte quelle che sono le emissioni derivanti dalla catena del valore.
Infine, la iso prevede anche una categoria sei, che è generale, lasciata aperta a tutti quei casi di a quelle fonti di emissioni che non rientrano nello schema precedentemente generato e di cui abbiamo appena parlato.
È quindi importante riconoscere quelle che sono le missioni dirette e quelle che sono le emissioni indirette di un'organizzazione.
Questo perché strategicamente parlando sulle emissioni dirette, è possibile adoperare delle strategie di riduzione che sono attuabili direttamente dalla dall'organizzazione.
Quindi che l'organizzazione può andare a sviluppare con delle progettualità, come per esempio l'efficientamento energetico come l'acquisto di energia rinnovabile, come il cambio del proprio parco mezzi, come tutto questo genere di azioni che sono attuabili direttamente con degli investimenti dall'azienda quando parliamo di emissioni dirette.
Parliamo proprio quindi di emissioni che vengono generate da processi industriali, dalla combustione del gas metano per il riscaldamento, dal dal, dalla combustione dei carburanti nel pa- nei nel parco mezzi di proprietà dell'azienda, ma anche da attività industriali che producono direttamente delle emissioni senza avere avere a che fare con una combustione di un idrocarburo.
Parliamo, per esempio, di processi chimici come quelli che avvengono all'interno dei cementifici, delle acciaierie, delle aziende che producono plastiche.
In questi casi le emissioni non derivano da combustione, ma sono dire proprio delle emissioni derivanti da processi chimici.
Infine, esistono anche un altro genere di emissioni che vengono prodotte direttamente, che si che si definiscono emissioni fuggitive sono quel genere di emissioni di gas a effetto serra.
Non s quindi non per forza di anidride carbonica che tipicamente avvengono nel caso di gas refrigeranti che vengono persi da sistemi di refrigerazione, quanto piuttosto da estintori che vengono ciclicamente um rigenerati e che quindi devono essere scaricati e che perdono una quantità di gas refrigeranti contenuti al loro interno.
Parlando invece di emissioni indirette, vediamo tutte quelle che sono le emissioni generate dalla catena del valore all'interno, della quale vive l'organizzazione e opera essa stessa.
In che senso? Le missioni che vengono rendicontate nello scop due e nello scop tre sono tutte missioni generate da altri attori, da altre aziende prese-.
Prendiamo per esempio le aziende dalla quale acquistiamo energia elettrica l'energia elettrica.
Per essere prodotta ha bisogno di una parte di combustione di idrocarburi tipicamente in italia intorno al sessanta per cento.
Dell'energia elettrica viene prodotta dalla combustione di idrocarburi una parte dalla combustione del metano, una piccola parte dalla combustione di carbone un'altra parte per esempio dalla combustione di petrolio.
Ecco, tutta questa energia elettrica che acquistiamo quindi in italia dalla rete pubblica è prodotta in una certa parte da dei processi di combustione che producono emissioni di c o due, ma anche di altri gas climalteranti.
In questo caso la produzione di emissioni non è associabile direttamente ad un'operazione ad un'attività svolta dall'organizzazione, ma è associabile ad un'altra organizzazione.
Quindi questo è il senso delle missioni indirette e missioni che vengono prodotte da altri attori, da altre organizzazioni, ma che tramite la nostra scelta di acquistarle o meno vengono e devono essere rendicontate all'interno della nos- della rendicontazione dell'organizzazione stessa.
E da qui capiamo il senso delle emissioni indirette, cioè di andare a quantificare tramite un K P i, quello del del dei gas climalteranti, quindi dell'impatto che ha l'azienda e le sue attività sul cambiamento climatico.
Da questo esempio capiamo quanto è importante perché è importante andare a quantificare anche le emissioni non prodotte direttamente, ma prodotte da altri attori della filiera.
L'importanza deriva proprio dal fatto che questa valutazione ci permette di comprendere come le nostre scelte, le scelte del dell'organizzazione all'interno della quale operiamo, influiscano e influenzano direttamente e indirettamente l'impatto che la nostra azienda ha sul cambiamento climatico.
Parlando quindi di emissioni indirette, abbiamo visto quelle legate al consumo di di energia elettrica o in generale, a qualsiasi forma di energia che l'azienda l'organizzazione acquista.
Però ce ne sono anche di tanti altri tipi, per esempio le emissioni generate dalla produzione dei beni e delle materie prime che un'azienda acquista dalla produzione dei rifiuti e quindi dalla gestione dei rifiuti che l'azienda produce anche, per esempio, le emissioni generate dai propri dipendenti, da come essi si devono spostare per andare sul luogo di lavoro e da come essi si devono spostare nei viaggi di lavoro che chiaramente se avvengono via aereo, hanno un impatto differente che se avvengano via auto oppure che si avvengano tramite me di trasporto pubblico.
La stessa cosa vale ovviamente quindi, per lo spostamento casa lavoro dei dipendenti e qui e quelle che sono le modalità di movimentazione e di spostamento dei dipendenti.
Un altro esempio di emissioni indirette deriva, per esempio, dal trasporto dei prodotti acquistati, dei prodotti venduti.
Quindi tutto quello che è il trasporto upstream e il trasporto downstream, oppure tutta quella parte di emissioni che vivono a valle della filiera e quindi sul modo in cui i clienti si approcciano ai nostri servizi, ai nostri prodotti, al modo in cui li utilizzano, alle ulteriori lavorazioni che devono apportare sui prodotti che noi vendiamo, sul fine vita dei prodotti che noi vendiamo e su come essi devono essere gestiti a livello di proprio gestione dei rifiuti.
Questi sono tutti esempi di fonti di emissioni.
Come abbiamo visto dagli esempi di cui abbiamo appena parlato.
La C o due è solamente uno dei gas, ma alteranti che vanno tenuti in considerazione.
In realtà l'unità di misura che si deve prendere in considerazione è la C o due equivalente, cioè la trasformazione della quantità di gas climalteranti di tutti i gas climalteranti in funzione di quello che è l'impatto che la C o due ha sul cambiamento climatico.
Quindi prendendo come unità di misura la co due equivalente, in realtà stiamo considerando quello che è l'impatto di tutti i gas matera non solo la co due, ma proprio tutti.
Un esempio di altri gas climalteranti sono per esempio il metano, che ha un impatto di circa ventotto volte maggiore del del dell'anidride carbonica, oppure il protossido di azoto che ne ha addirittura quasi trecento volte tanto come abbiamo visto.
Quindi, quando si va a calcolare l'impronta carbonica dell' di un'organizzazione si va a fare un calcolo che prende in considerazione non solamente le emissioni dirette prodotte dall'organizzazione, ma anche tutte quelle che sono le emissioni indirette.
Questo approccio rientra all'interno di una metodologia che è quella che viene utilizzata tipicamente nella rendicontazione degli impatti ambientali e che è il l c a, cioè il assessment.
La metodologia l c a prevede di non considerare solamente il soggetto e le azioni e le attività che il soggetto compie all'interno dei propri confini, ma di osservare da un punto di vista più ampio che quindi tiene in considerazione anche la filiera e quindi il ciclo di vita all'interno della quale l'azienda opera.
Il concetto di L c a di assessment applicato ad un'organizzazione è leggermente diverso da quello che tipicamente si utilizza quando si considera, per esempio, il ciclo di vita di un prodotto.
Il ciclo di vita di un servizio mai concettualmente è la stessa cosa.
Cioè si va ad analizzare non solamente il l'attività che la la l'organizzazione svolge, ma come è arrivata a poter svolgere quell'attività quindi tutto quello che c'è prima, cioè a monte, e tutto quello che avviene dopo l'attività svolta cioè a valle lo scoop tre di cui abbiamo parlato prima, che si può dividere quindi in due fasce upstream e downstream.
La metodologia l c a applicata alle organizzazioni definisce proprio questa modalità di rendicontazione e, come vedremo nella lezione successiva, più in dettaglio definisce tutti que- tutto quello che è l'approccio che bisogna tenere per fare una rendicontazione ambientale in generale.
In conclusione abbiamo capito quanto è importante rendicontare l'impronta carbonica dell'organizzazione in primis perché ci permette di comprendere quello che è lo stato dell'arte delle attività dell'organizzazione e di come essa vive e adopera le proprie scelte strategiche in funzione dell'impatto sul cambiamento climatico e quindi da questo quadro generale permette di costruire una strategia di riduzione del proprio impatto che parte dagli hotspot emissivi che sono emersi quantitativamente parlando.
Perciò, se dalla rendicontazione dell'impatto climatico di Un'organizzazione emerge che c'è una fonte di emissioni in particolare chiaramente all'interno di una strategia di riduzione, quello sarà il punto di partenza da cui iniziare con una strategia di riduzione e di miglioramento delle proprie performance ambientali.
Infine, quindi, aver calcolato aver costruito un piano di riduzione sono le due basi per poi andare a svolgere l'ultima attività che serve per rendere del tutto neutrale l'impatto sul cambiamento climatico, che è la famosa compensazione tramite il finanziamento di progetti che hanno lo scopo di assorbire quelle emissioni o di evitare che esse vengano prodotte, che un'azienda non potrà mai inevitabilmente smettere di produrre.
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