Dopo aver iniziato abbiamo fatto la cosa più difficile, quindi dopo dovremmo essere tranquilli.

Dovremmo esserne orgogliosi.

Ora si tratta solo di godersela e stare nei tempi.

Stare nei tempi è la cosa più difficile, ma ricordiamoci come si comincia.

Domanda grande promessa e racconto bene nei tempi vuol dire non sforare ma anche dare il giusto peso di esposizione al nostro speach.

Vedremo in un altro modulo la scrittura dello speech, ma è molto importante avere sul palco un concetto molto chiaro di tempo.

Ora è vero, in tanti palchi c'è il timing, sappiamo quanto tempo manca e via dicendo e quindi questo ci può essere utile.

Ma il tempo per noi passa in maniera diversa rispetto alle persone che sono giù dal palco.

No, non perché siamo in un meta perso oppure in una multiverso oppure in una puntata di ricchi e morti.

No, perché sul palco introduzione, contenuto e finale hanno dei pesi soggettivi per noi e per le persone giù dal palco.

Se si stanno annoiando il tempo non passa mai e se invece si stanno divertendo passa molto velocemente.

Sono tre fasi decisive, queste dello speech l'errore che possiamo commettere.

Però attenzione che con l'emozione e con la poca esperienza è di a dare troppo spazio alla fase di introduzione.

Mille preamboli retoriche, come dicevamo, all'inizio saluti, allontanando così l'attenzione del pubblico.

Da che cos'è l'introduzione l'introduzione introduce, fa una promessa con l'audience b annacquare o allungare troppo la fase centrale per poi velocizzare verso la fine perché ci accorgiamo con il timing che manca poco tempo.

Ecco velocizzare l'approfondimento e e lasciare magari la chiusura molto frettolosa.

Terzo punto c fallire la finale o farla frettolosamente se vedete bene tutti e questi tre macro errori possibili cose che possono capitare e ci allontanano dal concetto, dal perché facciamo uno speech è un percorso, è una storia.

Tutto deve stare al posto giusto.

Che cosa faremmo se fossimo dei bambini e stessimo ascoltando una favola che ha un preambolo clamoroso, un contenuto, un po' a metà perché abbiamo poco tempo e una vissero tutti contenti, molto veloce, non ci divertiremmo.

Chiaramente il messaggio non passerebbe.

È proprio questo che dobbiamo fare e dare il giusto peso anche sapendo che per noi sul palco, soggettivamente il tempo passa in maniera diversa e siccome passa in maniera diversa dobbiamo capire che cosa fare, visto che il tempo passa in maniera diversa, piuttosto tagliate a priori.

Dite due esempi invece che cinque utilizzate meno retorica.

Ecco perché l'archetipo e questo è un punto importante che il pubblico si aspetta, è chiaro c'è un inizio, una parte centrale e un finale.

Se il pubblico ascolta il nostro archetipo, che è la figura retorica per eccellenza del nostro public speaking, allora saprà che a un certo punto c'è una cosa e poi ne chiede un'altra se invece si perde, se invece vorremmo sovraesporre dati, casi oppure c'è lunghissimo, digitale.

Quindi numeri, banalmente, perché non sappiamo poi come imporre.

Come convincere l'audience? Ecco, perderemo le persone dopo pochi minuti e poi fate i movimenti date delle posizioni anche ai singoli contenuti.

Pensate che il body language, il linguaggio del corpo ha un impatto incredibile il cinquantacinque percento dell'impatto sulle altre persone.

Perché? Perché il corpo non mente mai se sono chiuso o sono proattivo o rispondo al pubblico, soprattutto in una fase di emozione.

Il corpo non mente mai e il corpo parla sempre per primo rispetto alle parole.

Per esempio quando siamo, um su in una in una discussione, per esempio quando stiamo parlando con una persona e ci fanno una domanda a bruciapelo e magari muoviamo la testa, facciamo dei micro movimenti e con cui magari tradiamo la nostra vera e propria comunicazione.

Il corpo parla prima, il corpo è più efficace e quindi sapere che questo è da migliorare è uno dei primi punti che ha a che fare con il nostro successo.

Le spalle ne abbiamo parlato precedentemente aperti il corpo aperto, il fatto di poter, magari nel vostro tempo libero, investire il vostro tempo in palestra per migliorare la vostra postura e non stare in maniere sbagliate.

Ecco attenzione però ad esprimerci non soltanto con la tecnica che va bene, ma la nostra postura, i nostri movimenti.

Dobbiamo possederli, non dobbiamo farli in maniera strumentale, dobbiamo cambiare noi stessi, dobbiamo rimanere centrati.

Dobbiamo essere naturali e coscienti e sapienti del nostro obiettivo, anche quando parliamo, perché sottolineare i concetti con la postura, Per esempio sottolineare alcune cose far vedere che c'è una parte e poi ce n'è un'altra all'interno sempre in the box, sempre in uno spazio visibile a tutti, è un elemento importante.

E poi attenzione quando vogliamo dare delle conferme dei punti i messaggi vanno verso il basso, non vanno mai verso l'alto.

Sono movimenti importanti.

Variazioni che sono utili per non stare sempre fermi in un punto, ma variare e dare quel senso anche di leggerezza, di naturalezza che possono essere importanti anche per rinfrescare un po' il pubblico che si trova magari a vedere non dei camminatori sul palco, ma altrettanto non delle persone fisse su un punto, ma persone che si spostano e cominciano a dialogare con una parte della audience che parlano con una parte del pubblico e poi si riferiscono a un'altra parte del pubblico e poi un'altra ancora, sempre rimanendo in una posizione visibile, non necessariamente lontana, ma utile per far sì che ci sia della dinamica.

Un altro elemento importante, soprattutto per l'utilizzo del palco, è l'utilizzo dello strumento principale, il vostro microfono.

Ora il punto sul microfono e sul clicker è retorica è una storia a sé, al di là del clicker, della possibilità di far mandare avanti queste maledette slide che non si sa come mai qualche speaker lancia sul proiettore.

Quando magari ecco la il connettore del clicker è davanti a lui, quindi basterebbe mandarlo in questa direzione.

Dall'altra parte abbiamo il microfono, uno dei punti anche qui, su cui si scontrano spesso gli speaker amatori è sul fatto che il microfono viene talvolta utilizzato per indicare ed è sempre lontano dalla posizione corretta.

Io vi suggerirei soprattutto se siete all'inizio di avere la cosiddetta più chiamata così il metodo Cattelan, cioè di averlo attaccato a il nostro mento.

Cosa vuol dire? Che tendenzialmente noi chiudiamo una parte di braccio oppure lo lasciamo anche un po' esterno, ma spostiamo il microfono di FI stanco attaccato al nostro al nostro mento e possiamo quindi accomodare il nostro braccio nel seguirci con il microfono.

E così il microfono chiaramente non sarà mai lontano.

Non avremo mai il te la tentazione di doverlo spostare dal nostro braccio e di allontanarlo e così dall'altra parte.

Le persone che saranno in regia non dovranno impazzire per abbassare e alzare i volumi microfono collegato e una mano magari per indicare sempre se non abbiamo la clip o l'archetto in tante altre soluzioni.

Quindi essere coscienti che ogni singola parte del nostro corpo deve essere utilizzata all'interno del nostro Boby speaking è uno dei punti importanti su cui dovremo lavorare.

Microfono, posizione, cosa cosa dobbiamo sistemare ancora? Abbiamo parlato anche di sonorità delle parole, anche di come noi dobbiamo sottolineare.

Alcuni punti.

Ma sapete qual è la parte più importante del linguaggio del corpo? Qual è la parte che la maggior parte degli speaker utilizza meno, soprattutto all'inizio della propria esperienza.

Provate a indovinare, sono gli occhi il contatto visivo e lo vedremo nella prossima lezione.