Stare sul palco è un privilegio.

Hai la possibilità di parlare e di essere ascoltato.

Cercate sempre meno oggi in un'epoca, dove siamo tutti distratti da qualcos'altro.

Ma è importante è importante riappropriarsi di questo tempo, distratti dai social media, distratti dalle notifiche distratti da tutto.

Ma qui abbiamo un'occasione unica.

Da un lato ci sono uomini e donne sedute sul diciamo, sulle loro opinioni, sui loro pensieri, ma anche su delle sedie.

Sono in un teatro, sono in un punto dove si mettono in ascolto e nei primissimi secondi decideranno se ascoltarci oppure no.

Uno dei punti più importanti su cui lavorare è il contatto visivo.

Guardare negli occhi un'altra persona permette il rilascio dell'ossitocina nel cervello.

È la sostanza delle madri, delle coppie che si innamorano.

È una sostanza potentissima.

Guardare una persona alla volta e magari in una grande location è difficile.

Magari in ufficio è più semplice.

Per questo vi invito a farlo.

Come farlo in uno studio in una parte un pochettino più importante, più grande? Beh, chiaramente dividendo le persone dividendo la platea.

Quindi abbiamo un ulteriore strumento per noi, per il nostro po' di linguaggio, il nostro linguaggio del nostro corpo, che è gli occhi.

Abbiamo già parlato del Bays, la prima impressione, ma non ci siamo mai chiesti come poter gestire al meglio la platea perché anche la platea ha dei suoi, ha delle sue credenze, ha un primo punto su cui comincia a misurare il pubblico per gestire i nostri, i buyers della platea, il contatto visivo.

Dobbiamo capire anche la nostra paura.

E qual è la nostra paura? È la paura di avere o non avere feedback.

Ed è per questo motivo che dobbiamo sapere che ci sono due tipologie di persone chi ha paura delle grandi platee e chi ha paura dei piccoli gruppi Su quest'ultimo gruppo chiaramente ci concentreremo anche nel modulo legato all'evento in ufficio, ma dovete sapere molto bene che ci sono due persone che ha più timore dei grandi gruppi e più piccoli.

Io personalmente ho più paura dei piccoli gruppi perché ho un un continuo feedback dalle parti delle persone.

A proposito di occhi, da il contatto visivo di ogni singola persona e quindi devo impegnarmi di più per performare quando sono piccoli gruppi.

A differenza però dei piccoli gruppi nelle grandi platee non abbiamo feedback dalle persone, tramite appunto i neuroni a specchio ovvero non riusciamo a vedere tutte le espressioni facciali e più abbiamo ansia e più il nostro cervello fa una sintesi.

In poche parole non riusciamo a capire se piaccia o meno.

Anzi, il rischio, se abbiamo un po' di preconcetti, è di notare solo i feedback che noi crediamo siano negativi.

Per esempio notiamo solo quelli che si alzano e se ne vanno, oppure magari stanno andando in bagno, non stanno uscendo la location oppure guardano il cellulare e noi pensiamo che si stiano distraendo.

Ma magari stanno prendendo solo appunti o stanno ci stanno giungendo su LinkedIn.

Per il resto notiamo buio e distesa incontaminata di persone.

Fatemi fare una piccola parentesi, perché parecchio tempo fa si consigliava alle persone che volevano parlare in pubblico di guardare in un punto infinito fuori dalla stanza, in fondo alla stanza, oppure di vedere non so se qualcuno di voi l'ha mai sentito le persone, diciamo nude o in costume da bagno.

Ecco, il nostro scopo è aiutare la platea non è sminuirla.

E per le grandi di o di essere grandi platee.

Non vi suggerisco la tecnica di questa tipologia di esperimento che si usava un po' di tempo fa ma anzi di pubblico selettivo.

Non potendo spersonalizzare totalmente il pubblico, possiamo ancorarci ad alcune persone tipiche nel pubblico.

Quindi non vederle nude o non guardarle nemmeno, ma sfruttare il nostro contact il nostro visivo, magari selezionando alcune persone, magari in angoli divisi della sala e molto distinti.

Di norma sono persone che rispondono immediatamente alla nostra salita sul palco con interesse.

Magari sono persone che possono essere anche già conosciute da noi, anche se siamo all'inizio scegliere un pubblico specifico ci dà la possibilità di scegliere feedback visivi a cui poterci affidare.

Per esempio, possiamo guardare una persona in seconda fila, una persona in quinta fila dall'altra parte dividere magari in quattro segmenti e avere feedback visivi a cui poterci affidare in punti fondamentali dello speech, per esempio delle domande è come se raccontassimo la storia solo a quelle persone, ma ricorda che tu sei lì per loro, per le persone, per essere utile.

E quindi se in passato alcuni speaker utilizzavano la spersonalizzazione totale oppure anche effettivamente eh, diciamo delle altre retoriche, oggi potrebbero non funzionare più, cioè la spersonalizzazione totale ci portava magari pensare di essere in radio o in televisione, fissando una parte fissa della platea e questa cosa non funziona più o non funzionava Già, allora noi siamo qui per le persone.

Siamo qui per avere un punto di contatto con alcuni, tutti, tutte le persone che sono all'interno della platea.

Proviamo tutte le modalità, cerchiamo di capire quale fa bene per noi.

Troviamo un metodo che ci faccia trovare degli alleati fisici.

Io preferisco avere un punto di contatto, quattro o cinque persone della platea che mi permettano di essere un pochettino più a mio agio.

È come se fossi all'interno di una puntata del mio podcast, il caffettino e avessi in qualche maniera un contatto personale, stessi parlando con una persona, uno per uno e fare domande a queste persone.

Appunto.

Avere un contatto diretto mi permette di costruire un legame, di costruire dei feedback, di costruire una storia direttamente per loro.

E poi cosa succede che guarda caso attorno a loro le persone a cui si rivo- mi rivolgono che sono attorno a loro.

Anche loro riesco a prenderle, quindi riesco a costruire dei piccoli gruppi delle piccole isole felici che diventano responsive a loro volta.

Cerco quindi di ricevere feedback continui da queste persone feedback veri e propri, anche se non sto parlando direttamente con loro, ma sto creando un legame con delle isole di comunicazione.

Questo mi permette chiaramente di fare uno speech costruito sui contenuti, ma non su quello che c'è dietro, costruito su di me, ma su quello che ho dentro e di avere una relazione.

Il motivo per cui siamo lì e le slide.

Beh, le slide sono sopravvalutate e ve lo spiego nella prossima lezione.