Lezione gratuita dal corso PED Strategy: crea un piano editoriale efficace
In questa lezione andiamo a vedere in maniera teorica quali sono gli step che normalmente dovrebbero essere eseguiti per realizzare un piano editoriale social, quindi proprio in modo super super strategico.
Questo perché? Perché non esiste un piano editoriale social senza un'analisi a priori, ma in qualsiasi contesto.
Se noi siamo consapevoli e riusciamo anche a trasmettere questa consapevolezza a eventuali altri collaboratori, abbiamo fatto bingo perché un conto è avere noi l'idea che qualcosa funziona, ma non è detto che poi questo sia effettivamente un qualcosa che venga apprezzato dall'esterno, perché magari la nostra percezione è diversa rispetto alle persone a cui noi ci rivolgiamo.
Per questo motivo è importante che venga fatta un'analisi a priori, senza bays e senza pregiudizi, così da avere un output che sia il più oggettivo possibile e che sia comunque vicino a quello che siamo noi e alle persone a cui noi ci rivolgiamo.
Quindi quali sono gli step e quale sarà la nostra roadmap che operativamente vedremo insieme si dall'analisi del contesto? Analisi del contesto.
Che significa? Noi analizzeremo insieme l'ambiente estrinseco e l'ambiente intrinseco.
Come si chiama questa analisi? Si chiama super conosciuta, sia che abbiate fatto un corso all'università che sia che vi siate rapportati al mondo del social media marketing perché vi interessava analisi SWAT, SWAT, per chi, perché si analizzano sia i punti di forza e i punti di debolezza del nostro brand, quindi l'analisi intrinseca, che ovviamente in questo è prettamente social.
E poi si analizza l'ambiente estrinseco.
Quindi il contesto di riferimento del mercato e i trend del proprio.
Perché quello che noi dovremmo riuscire a fare è quello di capire effettivamente chi siamo e come adattare chi siamo a quello che è il mercato di riferimento che ovviamente in base al posizionamento e al contesto in cui vi trovate, avrà delle esigenze completamente differenti.
Se vi posizionate vendete i gioielli, ovviamente dovrete sfruttare tendenze e capire come funzionano i social in maniera completamente diversa, che voi vendite dei servizi, oppure che voi vi rivolgete a un pubblico prettamente maschile.
Se appunto vendete gioielli per femmine.
Proprio perché il contesto è diverso, i trend sono diversi, le dinamiche sono completamente diverse e quindi è fondamentale capire come funzionano i social e capire chi siamo noi e cosa possiamo comunicare.
Una volta fatta l'analisi del contesto.
È importante fare l'analisi dei competitor l'analisi dei competitor riguarda sempre l'analisi dell'ambiente estrinseco.
Ma dobbiamo capire chi sono i competitor diretti, coloro che vendono prodotti complementari al nostro e che possono in qualche modo rubare i clienti a noi, ma anche i competitor secondari, persone content creator o brand stessi che possono rubarci l'attenzione dei nostri potenziali follower.
Perché sebbene abbiamo un e-commerce e quindi l'obiettivo ultimo che abbiamo è quello di vendere l'obiettivo è anche catturare l'attenzione delle persone attraverso la nostra comunicazione social.
Se noi comprendiamo che altri possono tra virgolette rubare l'attenzione delle persone che potenzialmente possono seguire la nostra pagina, possono essere considerati competitor, anche se secondari.
Esempio pratico vendo prodotti di cucina.
I miei competitor primari possono essere altri competitor diretti che vendono prodotti complementari o affini al mio, o magari anche molto simili competitor diretti possono essere anche tutti quei food blogger che fanno ricette e che quindi, a livello di traction dell'attenzione da parte del mio pubblico ideale, possono rubarne, analizzarli, esserne consapevoli.
In realtà, in ottica strategica sul lungo periodo può farci creare delle partnership, delle collaborazioni insieme a loro.
Se vendo sexy, ad esempio mi segrete cace che vende sexto avrà come competitor diretti tutti quei brand che vendono sexy, che possono essere divertiti, che possono i Toce e tutti i brand del genere, ma come competitor indiretti possono avere anche tutti quei ginecologi, educatori sessuali, psicologi sessuali che in parte possono rubare l'attenzione per quanto riguarda la loro strategia contenutistica, ma che sul lungo periodo possono diventare collaboratori e con cui creare partnership per generare maggior valore.
Questo ovviamente è una visione strategica che si ha solamente avendo un un'analisi super approfondita del contesto nell'analisi dei competitor.
Quello che bisogna fare è analizzare chi sono, quali sono i loro punti di forza e i punti di debolezza, cosa fanno, dove pubblicano e come lo pubblicano.
Io normalmente utilizzo per tutta la parte di analisi dei competitor, oltre ovviamente a sfruttare altri tool esterni o di intelligenza artificiale, dove però potete inserire tutte le informazioni e sfruttare questo input a livello di gamete per inserire tutte le informazioni di cui avete bisogno e soprattutto per mantenerle lì no, perché una volta che uno fa l'analisi magari se ne dimentica oppure magari la fa per se stesso, però poi lavora con altre persone e quindi deve comunque condividere queste informazioni.
Quindi questo può essere super utile per permettervi appunto di avere un'analisi approfondita e una virtù generale di quelli che sono gli asset dei vostri competitor.
Una volta analizzati i competitor, andiamo ad analizzare chi è il nostro target, cioè le persone a cui noi ci rivolgiamo.
Anche in questo caso determineremo un target primario, che quindi è il la persona a cui noi rivolgiamo il maggiore apporto comunicativo, il target secondario.
Quindi quello che sì è importante per noi, ma che non ha così tutta questa importanza.
Per questo motivo molto spesso avrete sentito parlare di micro target di micro nicchie, perché è importante capire a chi rivolgerci.
Perché? Perché se parliamo a tutti rischiamo di non parlare a nessuno e non attirare l'attenzione delle giuste persone.
Piuttosto focalizziamoci su dei cluster di persone che rappresentano il nostro target primario e secondario.
E poi sulla base appunto della strategia capiamo ha funzionato, era quello giusto.
Dobbiamo un attimo modificare il tono di voce o il tipo di comunicazione? Questo ovviamente lo possiamo fare solamente se abbiamo una strategia da poter monitorare e revisionare.
E poi il target potenziale, quindi nell'analisi del target.
Quello che faremo insieme sarà capire chi è, quali sono le problematiche, perché è importante capire quali sono sempre i Point.
Quindi i bisogni.
Perché? Perché se noi risolviamo i loro problemi, abbiamo anche qui fatto quasi bingo.
Perché? Perché se le persone si sentono capite e comprese, capiscono qual è il nostro valore che noi le possiamo trasmettere e sulla base di quello izza al nostro brand seguirci e poi magari acquistare quali sono i suoi desideri, quali sono i suoi o il suo e e perché dovrebbe seguire proprio me? Domanda super importante è il perché? Perché? Senza? Perché è come se comunichiamo noi da soli con noi stessi.
Riprendo anche qui la piramide di Maslow, del dello psicologo Maslow.
Perché quando capiamo e cerchiamo di analizzare il target dobbiamo capire quali sono i bisogni funzionali o emozionali o aspira aspirazionali che il nostro brand cerca di raggiungere.
Non è detto che se io vendo prodotti debba per forza ricadere sui bisogni funzionali.
Magari è una gelateria.
Sì, okay, molto buono.
Ma se io comunico solamente il mio gelato, rischio di portare avanti una comunicazione che fanno tutte le gelaterie.
Magari il bisogno implicito del mio target è quello emozionale.
Cioè, io acquisto un gelato o prendo un gelato per sentirmi meglio con me stesso, per sentirmi più felice e quindi tutta la comunicazione potrei improntarla e strutturarla in questo modo questo va deciso in fase strategica.
Una volta che analizziamo il target dobbiamo definire quello che è il nostro posizionamento social, che se noi stiamo creando un brand da zero è importante creare sincronia tra brand e brand e digital brand e su questo vi consiglio di seguire il mio corso di digital branding.
Se invece l c'è già un posizionamento di brand, è semplicemente ri declinarlo in ottica social, come trovare il nostro posizionamento? Questi sono gli step.
Gli step fondamentali in qualsiasi strategia digital, sono innanzitutto definire una brand identity che se brand già ce l'ha ha già una brand eline super semplice qualora non ce l'abbia e molti brand non ce l'abbiano, mi raccomando, pensate sempre prima di iniziare a qual è il vostro system.
Quindi il vostro sistema identitario di font font a livello di Eline a livello di copia a livello di sottotitoli, magari la vostra palette che sia coerente con il posizionamento e mood board diciamo es esemplificativo e riassuntivo di quello che volete trasmettere, ma semplicemente per avere un imprinting visivo effettivamente di quello che è.
Il vostro posizionamento social che, ripeto, se già ce l'avete a livello di brand è molto più semplice.
Altrimenti mi raccomando, pensateci perché altrimenti il vostro feed, il vostro la vostra comunicazione rischia di essere super spes- spersonalizzata perché è una un'identità grafica fisica dietro brand personality.
Quindi tutta la questione di archetipo e tono di voce, anche questo l'abbiamo visto in maniera più approfondita nel corso di Digital.
Però mi raccomando, pensateci.
Keyword di posizionamento.
Quindi quali sono quelle keyword che vi rappresentano, che sintetizzano chi siete voi e cosa volete trasmettere? Mappa di posizionamento social ovviamente la mappa di posizionamento che si va fatta una volta che voi analizzare i competitor.
Capite effettivamente come volete posizionarvi rispetto ai competitor sulla base di variabili valoriali che decidete a priori sulla base appunto di quello che voi volete trasmettere nel modo in cui voi volete posizionarvi.
È una cosa che si fa in maniera superG soggettiva, perché però va fatta e e poi tutta la questione di ottimizzazione social conseguente al vostro posizionamento.
Il vostro posizionamento social per fare una sintesi è ciò che prende in considerazione i punti di forza dei vostri competitor.
Li tiene sott'occhio, ma capisce chi siete voi e cosa potete fare meglio, quindi quello che vi caratterizza e rende unici i migliori.
Lo sapete voi attraverso la vostra analisi, quello che vuole il vostro target, il fit perfetto.
Quindi il centro del vostro cuore è il vostro posizionamento, che in questo caso è social.
Una volta definito il posizionamento, andiamo a capire quali sono gli obiettivi, ovviamente in ottica smart.
E il modo migliore per farlo è definire degli obiettivi qualitativi.
Quindi voglio migliorare il mio profilo.
Voglio avere una community più fidelizzata, quindi a livello appunto qualitativo e poi definire gli obiettivi quantitativi che normalmente si rifanno al alla parte di wireless.
Quindi crescita alla parte di consideration e per la creazione di una community è la parte di sì, dobbiamo vendere.
Quindi abbiamo già passa- bypassato i due step e vogliamo fatturare di più.
Il modo in cui vanno strutturati in ottica smart, quindi specifici misurabili, arriva rilevanti e temporalmente limitati.
Una volta che abbiamo definito gli obiettivi, andiamo a strutturare quello che è il tono di voce l'emoticon tutto quello che appunto riguarda la nostra strategia comunicativa.
E poi andiamo a definire quelli che sono i macro topic e micro topic.
In che senso? Ogni strategia contenutistica ha l'obiettivo di educare, intrattenere, ispirare, informare e convertire.
Sulla base di questo noi andremo a definire principalmente quattro macro topic le nostre strategie editoriali.
So che a livello accademico una strategy si rifà alle cosiddette quattro i, quindi contenuti informativi, identitari, ispirazionali e intrattenimenti.
Quello che però mi veniva molto difficile, a volte fare è che a volte questi contenuti rischiavano di sovrapporsi.
Quindi il modo migliore per definire, almeno dal mio punto di vista, quelli che sono i macro topic sono i contenuti cosiddetti identitari che hanno l'obiettivo di raccontare il mio brand chi sono e attraverso la mia storia ispirare gli altri contenuti community che hanno l'obiettivo di far interagire le persone e comunque intrattenerli contenuti commerciali che hanno l'obiettivo di parlare del mio prodotto e venderlo, soprattutto se abbiamo un e-commerce o comunque abbiamo un tipo di business B T c che vende prodotti si fisici o digitali o un brand B to B che vende prodotti fisici e digitali e contenuti informativi che hanno l'obiettivo di informare, educare o o comunque sensibilizzare intorno a tematiche di rilevanti di valore per il nostro brand, nell'analisi poi operativa.
Andiamo a vedere effettivamente come strutturare tutti questi macro topic, perché non è detto che li dobbiamo.
Dobbiamo inserire tutti l'importante è capire quali sono i nostri obiettivi di base.
Un piano editoriale efficace è quello che li prevede più o meno tutti, magari spalmati sulle varie piattaforme social in cui vogliamo essere presenti, magari LinkedIn, magari Twitter, magari X, magari Pinterest, magari TikTok, magari Instagram.
Quindi diciamo che la roadmap a livello strutturale è definire gli obiettivi, i micro topic, i micro topic barra rubriche quale peso contenutistico dare a ciascuna e una descrizione di questo contenuto.
Una volta strutturato il Pd si passa all'operatività definendo mensilmente il calendario editoriale sulla base della strategia definita a priori e tutta la fase di monitoraggio.
Perché il monitoraggio ovviamente è essenziale, perché io posso fare anche la strategia migliore del mondo, ma se poi i contenuti effettivamente non performa significa che evidentemente non era una tipologia di micro topic utile quella lì e quindi va ristrutturata sulla base sempre degli obiettivi
Piccolo preambolo
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