Lezione gratuita dal corso PR Strategy: costruire una strategia di PR per brand e personal brand
Perché è importante conoscere il mercato mediatico.
Immaginiamo di avere tra le mani un contenuto che abbiamo creato, ma di non avere una conoscenza profonda dei media.
Che cosa accade in questo caso? Accade che non sappiamo quali potrebbero essere dei posizionamenti efficaci.
Perché? Perché non conoscendo magari in che modo i media parlano di un determinato tema, ma non solo, anche se parlano o no di un determinato tema.
Quale qual è anche la linea editoriale del media, se si spinge di più in un'ottica di intervista, oppure magari se predilige una comunicazione, un po' più corporate, se invece tratta più di prodotto o se tratta più magari di servizi B to B, ad esempio, quindi senza avere una profonda conoscenza del panorama mediatico.
Ovviamente sarà quasi impossibile riuscire a a strutturare una strategia di PR in grado di ottenere poi dei posizionamenti veramente efficaci dal punto di vista mediatico e ottenere anche una copertura mediatica che sia rilevante.
E continuativa, quindi estremamente importante effettuare un'analisi mediatica che ci permette di capire quali sono i con all'interno, dei quali i nostri competitor anche magari si stanno muovendo o il settore nostro di riferimento si sta muovendo.
Quindi l'analisi mediatica ci aiuta a fare una mappa per consentirci di capire in che modo possiamo muoverci efficacemente per ottenere dei posizionamenti mediatici rilevanti per il nostro brand.
Quando noi pensiamo al nostro brand, al nostro prodotto, al nostro servizio, ma anche al nostro personal brand, dobbiamo capire che ci sono già dei competitor che hanno fatto esattamente quello che noi vogliamo fare.
Quindi riuscire a raggiungere dei posizionamenti dal punto di vista mediatico e parlo di posizionamenti in maniera organica, quindi senza andare ad acquistare degli spazi pubblicitari, dei pub redazionali e così via.
Quindi sapendo che già dei competitor l'hanno fatto quello che noi dobbiamo fare in primo luogo è analizzare il mercato mediatico.
Da questo punto di vista, quindi, cercare di capire dove i competitor, o comunque sia, dove delle parole chiave magari riferite al nostro settore, sono state posizionate all'interno dei media è estremamente importante perché questo ci dà una conoscenza profonda di quello che è il mercato mediatico, senza la quale altrimenti rischieremmo di perdere tempo e risorse per fare un esempio concreto immaginiamolo trasposto su quello che è il mercato del lavoro.
Se noi ad esempio vogliamo andare a raggiungere e vogliamo entrare all'interno di un'azienda a lavorare uno Una delle tecniche potrebbe essere quella di vedere altri dipendenti nel nostro stesso ambito che percorso magari anche formativo o che percorso professionale hanno fatto cercare di andare a ritroso e ripercorrere le stesse tappe.
Il concetto immaginate è un po'.
Questo quindi vedere i competitor dove si sono posizionati quindi su quali quotidiani sono usciti, su quali magazine, dove sono stati intervistati, dove hanno ricevuto anche magari delle menzioni, sempre dal punto di vista organico, e cercare un po', di ripercorrere quelle tappe oppure anche di distanziarci.
Perché a volte potrebbe essere anche necessario dire okay, quella strategia non fa parte della mia sfera valoriale, non fa parte della mia sfera a livello anche di obiettivo professionale e quindi mi distan completamente la domanda alla base dev'essere sempre qual è veramente il contenuto che interessa a un determinato media? Questa deve essere la domanda che è alla base di qualsiasi tipo di analisi, di qualsiasi tipo di riflessione.
In questo senso.
Quindi, se ad esempio un media come Corriere della Sera ha pubblicato la notizia di un competitor, chiediamoci sempre effettivamente quali sono stati gli elementi che l'hanno che hanno interessato di più quel giornalista che hanno attirato di più la sua attenzione.
Avere questo pensiero critico durante l'analisi mediatica ci aiuta ovviamente a crearci a livello mentale una mappa che ci aiuterà a capire appunto dove andare, che quale strada percorrere o quale strada anche non andare a percorrere perché magari, come dicevamo prima, può essere qualcosa di distante da quello che è la nostra, la nostra sfera.
Quindi dobbiamo conoscere prima di tutto non solamente come hanno agito i competitor e dove sono stati inseriti, ma anche facendo l'analisi.
Noi andiamo a capire qual è il perimetro a livello contenutistico che un determinato media vuole abbracciare.
Facciamo un esempio anche in questo caso un media come il post non pubblicherà mai, ad esempio quella che è la storia di un'azienda, la storia di una start up, la storia di un brand.
Perché? Perché analizzandolo noi capiamo qual è la linea editoriale e vediamo che questa non è una linea editoriale abbracciata da quel media.
Mentre il blog La nuvola del lavoro di Corriere della Sera, ad esempio, notiamo che pubblica diverse storie di stampo imprenditoriale.
Quindi se c'è una storia forte di un personal brand, di un founder o di una founder che ha creato magari un progetto molto interessante.
A quel punto quel posizionamento potrebbe essere ideale.
Quindi questo, facendo l'analisi mediatica, riusciamo a capirlo senza fare l'analisi mediatica.
Cosa rischiamo di fare? Di avere in testa un possibile percorso, ma che magari poi non corrisponde alla realtà? Perché il campo delle pubbliche relazioni è sempre un campo mai a senso unico, ma è sempre a doppio senso.
Quindi noi dobbiamo incontrare esattamente quello che è l'interesse del media.
Per incontrare l'interesse del media dobbiamo sapere banalmente che cosa pubblica quel media e soprattutto quali sono anche quelle parole chiave.
Perché si tratta sempre di parole.
Noi lavoriamo con le parole quando parliamo di media relations, quali parole sono anche le più adatte per quella tipologia di media.
Quindi è un'attività questa che però non basta a farla oggi e poi tra due anni deve essere fatta in maniera assolutamente periodica.
Perché? Perché i media cambiano, i media cambiano taglio editoriale.
I media cambiano il proprio parco di giornalisti che scrivono o che magari producono video all'interno di una determinata testata.
Quindi è importantissimo per riuscire sempre a masticare nella maniera giusta il mercato mediatico, essere costantemente focalizzati sul fare l'analisi, capire dove sta andando quel determinato media, magari apre delle rubriche, magari si unisce a un altro media e quindi creano delle partnership da questo punto di vista, che possono magari strizzare l'occhio a quello che è un nostro argomento.
Madre no.
Quindi dobbiamo cercare di essere sempre sempre aggiornati, perché altrimenti rischiamo anche di avere all'interno della nostra media lista, che appunto è una lista di giornalisti in target con quello che noi vogliamo comunicare rischiamo di non averla aggiornata.
E questo che cosa ci fa perdere tempo e risorse.
Quindi dobbiamo essere molto, molto focalizzati.
L'altro aspetto estremamente importante è quello di avere anche consapevolezza del fatto che il panorama mediatico è davvero ampio, quindi non stiamo parlando quando si parla, a volte di media di stampa e per stampa, intendo sempre digitale cartacea, quindi in modo molto, molto ibrido, ma prendendo il media come proprio riferimento, senza dargli una connotazione, questo punto di vista se analogico o meno.
Però noi sappiamo dobbiamo sapere di avere a che fare con un panorama veramente di diverse tipologie di media che vanno dal generalista al verticale allo specialista in modo molto, molto focalizzato.
Quindi, sapendo qual è il co i quali sono i confini anche all'interno del dei quali ci possiamo muovere.
Però dobbiamo avere coscienza che c'è una molteplicità.
Quindi il ventaglio è piuttosto ampio.
Perché dico questo? Perché a volte si ragiona anche a livello di linguaggio, con qualcosa di molto tecnico e basta.
E invece no.
Se noi siamo un brand tecnico e questo lo capiamo facendo l'analisi mediatica, vedremo che per abbracciare un certo tipo di posizionamento più chiamiamolo orizzontale, più generali.
Noi a quel punto avremmo bisogno in realtà di tradurre quello che è il nostro linguaggio molto tecnico, che è il principale con cui magari noi ci rivolgiamo a dei potenziali clienti.
Dobbiamo riuscire a tradurlo in qualcosa di molto più vicino a quello che in effetti è il linguaggio di quel media.
Quindi immaginiamo ad esempio un'azienda che si occupa di intelligenza artificiale.
Se noi ci rivolgiamo a Wired che mastica un certo tipo di linguaggio e anche il suo pubblico di riferimento mastica un certo tipo di linguaggio, allora potremmo andare in una determinata direzione.
Invece, facendo appunto un'analisi mediatica, scopriamo che un'azienda che tratta di intelligenza artificiale, magari per abbracciare non lo so, appunto un corriere della sera o un la Repubblica deve utilizzare anche una terminologia molto più vicina a quello che è il target, perché in questo caso è vero che magari quel posizionamento specifico non sarà super in target con quelli che sono magari i potenziali clienti di quell'azienda, ma gli obiettivi delle pubbliche relazioni riguardano più una sfera relativa alla reputazione e quindi è importante cercare di avere un approccio molto più allargato da questo punto di vista, senza andare a focalizzarsi solo su qualcosa che va a cercare delle conversioni.
Qui vi ho raccontato anche alcuni all'interno della slide.
Alcuni media che possono fare riferimento al panorama mediatico ce ne sono molte di più.
Ho cercato di raccogliere quelli che sono a livello di categorie i principali però andiamo veramente dai nazionali agli internazionali, ai locali, ai business magazine.
Il panorama è piuttosto ampio, quello che vi consiglio anche nell'analisi mediatica di non lasciare fuori e di non trascurare anche i media locali, ad esempio, che hanno una loro rilevanza loro importanza perché assolutamente nel momento in cui un'azienda riesce a essere posizionata anche a livello locale, questo potrebbe dare anche un assist, a volte ai media nazionali che potrebbero reputarla interessante e quindi riprendere la notizia in modo assolutamente organico.
Quindi il ventaglio, come abbiamo visto, è parecchio ampio.
Ma non parliamo solamente di media che possono essere definiti tradizionali.
Parliamo anche di media che non sono definiti tradizionali e ad esempio, parliamo di podcast.
Parliamo di newsletter.
Parliamo di pagine Instagram di stampo divulgativo.
Tutto questo può essere raggiunto attraverso un'azione di pubbliche relazioni.
A volte abbiamo un po' l'errata concezione che le pubbliche relazioni siano associate a qualcosa di di vecchio, di molto statico, di qualcosa legato solo al tradizionale.
E invece dobbiamo ragionare più come un percorso che è in grado di portare un contenuto ad abbracciare media molto, molto diversi, ma anche quelli che nascono digitalmente e che magari non hanno il bollino di testata giornalistica, ma che si sono guadagnati una propria reputazione a livello digitale con delle community magari molto forti.
Quindi il consiglio è quello nel momento in cui fate un'analisi mediatica, tenete le maglie molto larghe dal punto di vista analitico per cercare di raccogliere veramente anche la singola menzione di un determinato competitor all'interno del settore di riferimento
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