Vi racconto una storia.

Un giorno L'imperatore incontrò un inventore che in cambio dei propri servizi, propose questo patto.

All'imperatore gli disse Mi pagherai un chicco di riso per la prima casella nella scacchiera, due chicchi per la seconda, quattro per la terza e così via.

All'imperatore sembra una cifra abbastanza modesta, almeno vista così all'inizio e quindi accettò.

Non fosse che continuando fino alla sessantaquattresimo casella della scacchiera dovette raccogliere, racimolare una cifra pressoché infinita di chicchi.

Tutti i campi del suo regno non sarebbero bastati, ovvero raccolto per tanti anni.

Non sarebbe bastato.

Quello che vi voglio dire con questa storia è che noi il nostro cervello è abituato a dinamiche lineari.

Sappiamo che una mela più una mela uguale due mele, questo ci serve nella nostra vita quotidiana ci è sempre servito, ma in natura troviamo meno fenomeni non lineari o esponenziali.

E la crescita spesso ha a che fare invece con un aspetto esponenziale.

Nel senso che se ogni giorno faccio qualcosa per la mia crescita, ecco, nel lungo periodo avrò una sorta di interesse composto cumulativo che non sarà qualcosa di lineare, ma sarà qualcosa che si avvicina a un esponente.

Se ogni giorno riesco a dedicare un po' di tempo alla mia crescita professionale.

Questo ve lo dico anche attraverso l'ausilio di questa storia per raccontarvi la teoria dei giochi infiniti, ovvero per invitarvi ad assumere una mentalità da giochi infiniti.

I giochi infiniti sono stati descritti da un libro e il giochi infiniti appunto di simon Sinek.

Molto interessante.

Lui prese questo concetto in realtà di un libro precedente di cars che si chiama in games e vi suggerisco di approfondire entrambi.

Quello che ci dicono è che di fronte ad ogni partita della vita personale o partita professionale, noi possiamo scegliere come giocarcela in due modi come se fosse un gioco finito o come se fosse un gioco infinito cos'è che vuol dire questo? Ad esempio in termini di scopo.

Se gioco la partita come fosse un gioco finito, allora giocherò, la giocherò orientata al risultato a vincerla quella partita e a chiuderla nei giochi infiniti.

In realtà non c'è una fine.

Non sono molto concentrato su quello che è il risultato finale, ma sono più concentrato sul giocarla bene quella partita e addirittura come dire, farla perpetuare, farla continuare perché quella partita mi piace in termini ad esempio di tempi come vi dicevo un gioco finito, inizio alla fine.

Un gioco infinito non ha una fine.

Vorrei stare in questo gioco per tanto tempo, perché questo gioco mi appassiona, mi sta nutrendo anche dal punto di vista della crescita.

In termini di mentalità.

Acquisire una mentalità da gioco infinito vuol dire che rispetto ai limiti, se il gioco infinito ha limiti a costrizioni nel gioco infinito io gioco con i limiti.

Ovvero cerco di cambiare le regole del gioco, cerco di inventarne, cerco di cambiare le regole di mercato, cerco di reinventarmi.

I limiti sono un elemento col quale posso giocare.

Non sono, come nel gioco finito delle costrizioni in termini di sorprese.

Chi gioca con una mentalità da gioco finito in genere non ama molto le sorprese, non ama essere sorpreso nel gioco infinito.

Invece io gioco per essere sorpreso.

La sorpresa mi può portare qualcosa di importante.

Mi può far scoprire delle nuove regole, del gioco, dei nuovi modi di essere no, di lavorare.

E per quanto riguarda per chi si gioca nel gioco finito, si gioca prevalentemente per sé stessi.

Nel gioco infinito si gioca anche per gli altri, si gioca per far continuare il gioco, che sia un business che sia, come dire anche, insomma, la propria famiglia, per farla perpetuare anche quando non non ci noi non ci saremo più, cambia proprio la prospettiva e un altro aspetto in termini di dialogo è un aspetto che potete osservare nella vita di tutti i giorni, quando parlo, quando interagisco con altre persone.

Se ho una mentalità da gioco finito, in genere parlo per chiudere la conversazione e vincerla per far accettare il mio punto di vista nel gioco infinito.

Non è così.

Parlo per aprire la conversazione, il dialogo con l'altro attraverso l'ascolto attraverso le domande aspetti in parte che vedremo anche nei moduli successivi mi regalano tanto, perché con la conversazione riesco a migliorare i miei pensieri grazie all'asilo del dell'altro dei pensieri dell'altro.

Quindi col gioco infinito il dialogo apre, costruisce.

Quindi chiudiamo questo modulo appunto sulla tua identità professionale con un elemento di mentalità che ha a che fare con se.

Adotto una mentalità da gioco infinito, potrò ottenere nel lungo periodo una crescita migliore, i migliori risultati e soprattutto potrò anche fare un miglior tesoro dei contenuti dei moduli che seguono.

Adesso facciamo un piccolo esercizio sulla mentalità da gioco infinito e ve lo introduco con un primo aneddoto, ovvero il pensiero che spesso racconta Jeff Bezos di Amazon, che ha a che fare con l'orizzonte settennale.

Lui dice una cosa molto semplice ovvero se tu hai un orizzonte triennale come persona, come azienda competi, con molti players, con molti altri professionisti, ma se il tuo orizzonte diventa settennale, competerà soltanto con una frazione di tutti questi.

Quindi sarà più facile la tua partita dal punto di vista della competizione, ma allo stesso tempo potrai permetterti di sposare delle imprese che altrimenti sarebbero impensabili con un orizzonte inferiore.

Hanno senso solo se aumenti l'orizzonte temporale.

Per cui l'esercizio che ti propongo di fare ha a che fare proprio con questo orizzonte settennale.

Ti chiedo pensati da qui a sette anni come ti vedi dal punto di vista professionale? Chi vuoi essere? Immagina anche lì immaginati che tu hai realizzato ciò a cui tu aspiri oggi tra sette anni, in realtà e tu sei lì oggi sei lì soddisfatto, ci sei? Ti sei tra sette anni come ti vedi, come ti comporti, qual è la tua mentalità? Come fai com'è la tua routine? Che emozioni provi rispetto alla tua professione? Prova a immaginarti lì a sentirla quella sensazione, se ti può aiutare chiudi gli occhi immaginati, immaginati lì.

Adesso immagina che il tuo io tra sette anni che ha realizzato quell'orizzonte settennale, potesse dirti delle cose, potesse darti dei suggerimenti cos'è che ti suggerirebbe di fare oggi per arrivare lì dove lui o lei è tra sette anni.

Quale sarebbe la prima cosa che ti direbbe cosa puoi immaginarti di fare a fronte di quel consiglio già da oggi per arrivare lì, ad esempio, se facessi io questo esercizio e nel proportelo un po' l'ho immaginato? Mi son chiesto Luigi, ma tu dove vorresti essere da qui a sette anni? E io vi confesso che non ho un orizzonte molto diverso, nel senso che sono entrato da poco quarantun anni, quindi nella quarantina e il mio obiettivo in realtà traguarda i cinquant'anni, quindi forse anche qualcosa di più di sette anni.

E quello che direi oggi è dare un contributo al mondo del coaching e della formazione sulle Kills, che non mi veda necessariamente in prima linea creare un qualcosa, un sistema che funzioni, che porti un valore vero alle persone che vogliono crescere anche senza di me.

E per questo probabilmente, il consiglio che mi darebbe il Luigi di Sarete nove anni da qui probabilmente sarebbe arricchisce ancora di più il tuo networking dotati di persone molto in gamba, anche più in gamba di te.

Okay, fidati di loro e cerca di costruire qualcosa insieme con un progetto che possa essere da collante tra tutti voi.

Perché oggi non dimentichiamo, è difficile creare anche delle partnership di business.

In un mondo del lavoro pieno di legami deboli.

Non è sempre facile.

Probabilmente mi direbbe questo Prova a darti le tue risposte rispetto a questo esercizio immaginativo, prima di passare al prossimo modulo.