Lezione dal corso Leadership: definire obiettivi, gestire un team e comunicare da leader
Come comunicare efficacemente.
Ecco, per ragionare un po' su questo tema, dobbiamo capire bene che cos'è la comunicazione, perché la comunicazione è qualcosa di estremamente importante per la nostra specie.
Pensate che la comunicazione nasce quando siamo diventati bipedi.
Parliamo di circa quattro milioni di anni fa, quando l'homo Athesis iniziò ad assumere una posizione eretta e questo fu qualcosa di straordinario.
Pensate che abbiamo tutto da perdere.
Avevamo tutto da perdere con una posizione eretta perché improvvisamente siamo diventati più lenti rispetto a un quadrupede.
Se ci pensate bene, abbiamo tutti gli organi esposti e quindi è molto più facile farci del male e in particolare aggredirci e danneggiare i nostri organi interni.
E se ci pensate bene, abbiamo anche un tema di itea, perché da eretti e di più la superficie del nostro corpo a contatto con l'esterno e noi siamo degli esseri a sanguinando.
E altro tema è il nostro equilibrio.
Siamo molto più, um disequilibri.
È molto più facile farci cadere rispetto a un quadrupede.
E allora perché ce lo siamo tenuto questo benedetto bipedi? Pensateci un momento.
Sicuramente una delle risposte alla quale arrivate è il fatto di avere le mani libere e è una delle risposte, in effetti che ci ha consentito di farne un valore di questo bipedi e quindi poter maneggiare e costruire artefatti.
Ma c'è un altro aspetto legato alle mani Noi siamo riusciti a comunicare, a iniziare a comunicare meglio, perché la nostra comunicazione si è evoluta soprattutto in termini non verbali, ovvero di uso del linguaggio.
Ma inizialmente abbiamo iniziato a comunicare di più a gesti, siamo diventati più efficaci a comunicare a gesti e questo è stato uno sforzo enorme dal punto di vista evolutivo, perché il nostro cervello pensate che da quattro milioni di anni fa la stats ha dovuto triplicare il proprio volume, arrivando fino al litro e mezzo di adesso.
Dell'homo Sapiens sapiens.
Perché comunicare è un esercizio che richiede molto hardware, richiede un cervello evoluto per saper comunicare al meglio, ma è qualcosa che in termini evolutivi, la nostra specie e la natura ha capito che poteva esserci utile.
E quindi abbiamo ci abbiamo scommesso sopra, nonostante tutti quegli svantaggi che dicevamo prima e nonostante l'evoluzione del nostro cervello, la comunicazione è un esercizio ancora difficilissimo.
Siamo sempre circondati, basta vederci intorno di persone che parlano ma non si capiscono o a volte non si capiscono davvero, perché mentre comunichiamo dobbiamo far riferimento a tre ambiti ad almeno tre ambiti che sono molto diversi tra di loro.
Probabilmente molti di voi già li conoscono, ma è bene ripassarle insieme brevemente l'ambito della comunicazione verbale, ovvero tutto ciò che dico e che produce suono che è decodificato in un linguaggio.
Nel nostro caso quel linguaggio è l'italiano con le sue regole grammaticali e con il suo vocabolario.
Questo è l'ambito rispetto al quale faccio maggiore attenzione quando comunico.
Sono molto attento alla comunicazione verbale, però c'è un altro ambito che è la comunicazione para verbale, ovvero tutto ciò che è suono, ma non è decodificato in linguaggio tutto ciò che suono, ma non è decodificato un linguaggio.
Vedete, il linguaggio verbale è stato lo stesso in termini di contenuto.
Vi ho detto la stessa cosa tutto ciò che non è decodificato in linguaggio, ma in termini para verbali.
Nel primo caso potevate vedere in me un docente, per esempio.
Nel secondo caso qualcuno che vi stava impartendo un ordine e nella fattispecie ve ne siete accorti dal volume di voce dal tono Quello è il para verbale ciò che è suono, ma non potete decodificare con la vostra tastiera, okay? Con o su un pezzo di carta, scrivendo Quello che dico è la sfumatura del linguaggio, ma forse è la poesia che c'è dentro un linguaggio.
La terza dimensione è il non verbale, tutto ciò che non è suono, no, la posizione del la le mie mani l'espressione del mio viso no.
Come mi pongo in termini di più semi di vicinanza o di lontananza con un interlocutore.
Ora probabilmente già sapete che quando due delle nostre specie se si avvicinano e iniziano a parlare e non chi ascolta, non fa attenzione a quello che si dice.
Fa soprattutto attenzione al para verbale e non verbale.
Questo dipende perché nei milioni di anni dovevamo essere molto in grado di decodificare.
Se l'altra persona poteva essere per me, per noi un pericolo.
E questo lo facevamo osservandolo in termini di para verbale e anche in termini di non verbale, per cercare di capire.
Questa persona mi sta mentendo, può essere un rischio per me.
Ed è anche bene che io lo capisca quando ancora mi è lontano ancor prima che io possa talvolta udire no, le sue parole scandite.
Per cui la prima cosa quando incontro un'altra persona e che mi parla è fare attenzione al para verbale e non verbale, anche perché l'altra persona sarà molto concentrata su quello che deve dire, come dicevamo prima e meno sul para verbale e non verbale.
Se voglio capire quanto mi posso fidare di lui, mi posso affidare a lui o a lei.
Questa persona è competente lì rispetto a ciò che mi sta parlando.
Il para verbale e non verbale, soprattutto all'inizio mi danno più indicazioni.
Chiaramente poi la conversazione va avanti e il focus se mi posso fidare, dell'altra persona si sposta cercando di farmi capire quello che mi sta dicendo.
Questo vale anche viceversa, per cui il suggerimento in termini di sviluppo nella vostra comunicazione efficace è quando inizio a parlare con un interlocutore cerco di fare molta attenzione a come mi pongo in termini di para verbale e di non verbali.
Ora, prima di entrare nel dettaglio di cosa c'è dentro la comunicazione verbale para verbale e non verbale, vorrei giusto gettare due segni di consapevolezza su questi aspetti legati proprio al modo in cui noi ci siamo evoluti.
Dal punto di vista della comunicazione, ad esempio verbale, pensiamo che un piccolo della nostra specie a due anni, ha un vocabolario di trecento parole che aumenta duemila parole a cinque anni.
E questo è incredibile.
Nessun altro nessun'altra specie riesce ad arrivare a tanto.
E questo è ancora più stupefacente se pensate, ad esempio, che gli scimpanzé avrebbero la struttura mandibolare per pronunciare le nostre parole, ma non riescono a farlo.
Perché? Perché gli manca, come dicevamo prima, la struttura per comunicare cerebrale, ma anche perché loro non hanno fatto un passaggio fondamentale che noi abbiamo fatto, ovvero quello a un certo punto, di uscire dalla giungla e entrare nella savana e diventare cacciatori.
La comunicazione per noi è stata fondamentale perché lì dovevamo competere con specie molto più brave di noi a cacciare i canidi, i felidi, e non potevamo competere in termini di forza.
Dovevamo competere proprio in termini di comunicazione.
È da lì che abbiamo implementato le nostre abilità comunicative, attraverso la capacità di acquisire molti vocaboli in termini proprio di linguaggio verbale e trasformandoci in un certo qual modo in degli esseri progettati da natura proprio per comunicare efficacemente.
Non a caso la maggior parte dei nostri muscoli risiedono qui, molto perché essendo una specie pericolosa potevamo usare le nostre armi l'un l'altro.
Purtroppo le possiamo usare tuttora e quindi è diventato fondamentale comunicare all'altro molto bene le nostre intenzioni e dissuaderlo attraverso la comunicazione.
Noi cerchiamo di capirci bene per non arrivare all'uso della violenza.
Questo lo vedete in molti modi in cui noi siamo progettati, la capacità di linguaggio, la capacità espressiva.
Possiamo considerarci proprio come qualcosa che la natura ha plasmato per comunicare in modo efficace.
Vediamo quindi come padroneggiare meglio questi ambiti questi tre ambiti, visto che comunque, come dire, la natura ci ha dato tutte le condizioni per poterli praticare bene, ma l'allenamento sicuramente può non farci male e soprattutto un uso consapevole di questi canali comunicativi in termini di comunicazione verbale.
Parliamo del linguaggio che utilizziamo e il mio suggerimento è di evitare le non parole, quelle che non aggiungono molto significato a quello che stiamo dicendo.
Cioè dunque tendenzialmente, praticamente poi ci sono i punti sonori quando parlo e allungo le parole terribili, immagino che tutti noi abbiamo avuto un compagno alle superiori che durante l'interrogazione non sapeva cosa rispondere e andava di ponti sonori che ci facevano un sacco addormentare.
Ecco quindi evitateli, ma per evitarli dovete acquisirne consapevolezza che ne fate uso e c'è un aspetto poi di articolazione e troncamento.
Ebbene, nel linguaggio globale articolare bene le parole senza troncar, spesso le persone a parlando velocemente rischiano di troncare l'inizio e la fine di determinate parole sul para verbale.
Un elemento è il volume il volume deve essere commensurato all'ultima persona che vi deve ascoltare.
E in genere quello che noto è che ci sono persone che parlano molto a bassa voce e quindi non riescono a raggiungere alcuni interlocutori.
Io tra l'altro sono tra questi per indole parlo abbastanza a bassa voce, quindi mi devo sforzare in aula per aumentare il volume.
Ho persone che parlano molto ad alta voce e in anche alcuni ambiti sociali eh? Si usa parlare molto a ba- alta voce per imporsi okay il volume vorrei diventare un elemento consapevole e quindi può essere modulato di conseguenza per essere più efficace l'aspetto del para verbale.
Più importante poi è il tono no, il tono e la musicalità della mia voce.
Ma io ci credo, non ci credo in quello che sto dicendo e quindi ha a che fare con le sfumature, con il modo in cui voi interpretate quello che state dicendo per vedere a che libelli il tono può arrivare, basta che sentite un audiolibro letto da un lettore professionista.
A me, ad esempio, piace molto i romanzi del commissario mi si nonna letti da Battiston e sono letti in modo sublime.
Oppure provate ad ascoltare Tony Servillo quando legge i romanzi di Sorrentino su Toni Pagoda e vi accorgete che il tono l'interpretazione può arrivare a livelli veramente incredibili.
Chiaramente non dovete diventare degli attori, ma ecco il suggerimento quello di assumere un ruolo consapevole rispetto al tono.
Quando parlate dovete trasmettere convinzione, passione, trasporto sul ritmo, un ritmo, gira il mondo, cantare un Litfiba.
Ma per quello che ci riguarda, ecco il ritmo è un elemento che potete modulare.
Essere mono ritmo è qualcosa che leva un po' di valore alla vostra comunicazione, di provare ad accelerare il ritmo e provare a rallentarlo quando volete veicolare un particolare concetto che richiede l'attenzione del vostro interlocutore fino ad arrivare alle pause.
Nel mio mestiere, quello del coaching, è fondamentale la pausa.
Quando dialogo con un coach, con la persona che partecipa a un percorso di coaching e faccio una domanda se l'altra persona va in pausa, quanto più è lunga la pausa quanto più tornerà nella conversazione con elementi significativi.
È chiaro che a volte la pausa ci mette in una posizione di imbarazzo, ma nella misura in cui riuscite a tenere una pausa, potete fare emergere nella stanza molte cose, a partire dal pensiero divergente sul non verbale.
Due ambiti che vi suggerisco di guardare con attenzione sono le espressioni Voi parlate di un certo argomento.
Cosa dice la vostra espressione, quel quel determinato argomento? Vi appassiona oppure vi lascia neutrali? Non sapete quanto spesso si vedono anche in in dei momenti importanti di riunioni aziendali o magari dei dei Ted persone che stanno parlando di un qualcosa di importante per loro con totale neutralità.
A volte si vedono anche dei discorsi politici dove ci stanno regolando dei concetti, ma non c'è trasporto.
Il trasporto c'è quando vi si parla anche in termini espressivi, ci sta comunicando.
Un'emozione potete migliorare questo ambito cercando di calcare le emozioni che provate riconoscerle io mentre dico questa cosa, che emozione provo e provare a interpretare anche con la vostra espressione? E poi vengono i sorrisi.
Il sorriso è un elemento fondamentale quando si comunica perché crea vicinanza.
E badate bene le altre specie non hanno nulla che assomiglia a un sorriso.
Se pensiamo ai cani crediamo che ogni tanto ci sorridano, ma in realtà quello non è un sorriso.
Parlo da ex padrone di cane.
Il sorriso è qualcosa che ci serve peculiare nostro e crea empatia al primo impatto.
Quindi la vostra abilità, a volte di simulare un sorriso che possa apparire autentico il più possibile o entrare in una conversazione con un sorriso di benvenuto.
Sicuramente è qualcosa di molto utile e ad esempio, quando faccio percorsi per preparare a degli ch a dei di qualcuno che non è abituato a parlare davanti a migliaia di persone, ecco una delle cose più importanti sulle quali ci allineiamo è anche come si gestisce l'esordio e l'uso che si fa poi del sorriso in quelle circostanze.
A questo giro l'esercizio che ti propongo è questo prova a riflettere sulla tua comunicazione.
Se hai a disposizione una qualche cambia qualcuno che ti può ascoltare per un po' di minuti mentre parli e darti un feedback.
Prova a chiederti come ti vedi in base a queste dimensioni, in base a tutte queste dimensioni del verbale para verbale e non verbale, prova a pensare anche a quella che è la tua auto percezione.
Tu come ti vedi? Okay e prova a capire quello che è l'ambito principale rispetto al quale vuoi migliorarti nel mio caso e in termini di paro di non parole.
Per anni ho combattuto contro il tendenzialmente avevo, ahimè l'abitudine a usare questa parola.
Ho sviluppato consapevolezza tutte le volte che lei dice la dicevo e posso dire di averla quasi eliminata.
Il tema del volume è qualcosa sul quale ancora lavoro, così come il tema del tono.
Cerco um soprattutto quando faccio ale di formazione a metterci a giocare maggiormente sul tono, perché non è una cosa molto nelle mie corde.
Naturalmente tendo a essere più monotono.
Prova a pensare nel tuo caso quali sono gli aspetti Qual è il PRI? Ce ne basta anche solo uno.
Qual è il principale aspetto che vorresti migliorare? Prova a capire come migliorarlo.
Quindi, concretamente, quale sarebbe il tuo potenziale action plan da perseguire fin da domani? Come lo puoi monitorare? No? Che feedback puoi chiedere agli altri per verificare che quello specifico ambito della tua comunicazione in effetti sì, è qualcosa che sta migliorando passo passo, prova a essere specifico e a darti degli obiettivi l'ultima pillola che ti voglio passare in termini di comunicazione efficace viene dal modello di va.
Slac è uno dei guru che iniziò a studiare come funziona la comunicazione tra due esseri umani quando iniziano ad interagire.
Ed è molto semplice.
Lui dice che in ogni comunicazione ci sono due diverse dimensioni il contenuto che il significato che le due persone si stanno veicolando, ovvero il messaggio in sé.
Però questo non è tutto c'è.
Anche un altro ambito l'altro ambito è quello della relazione.
Dal punto di vista relazionale queste due persone cosa si stanno dicendo? Che non si stanno dicendo quelle parole che non si stanno dicendo col linguaggio verbale, quindi attraverso il para verbale, il non verbale qual è la relazione? Sono pari c'è uno che sta sopra e l'altro sta sotto uno dei due sta colpevolizzando l'altra persona sta sotto traccia dicendo che c'è qualcosa che non va in quello che l'altra persona ha fatto o ha detto o sta dicendo chi va, chi ha piena fiducia che ha un potenziale ancora inespresso in qualunque comunicazione pensate sempre che c'è l'ambito del contenuto, che prevalentemente è il linguaggio verbale e c'è l'ambito della relazione che è importante è saper decodificare.
A volte anche l'ambito della relazione passa per il linguaggio verbale, quindi io ti potrei dire esplicitamente Senti, io sono il capo, tu devi eseguire.
Potrei dirti esplicitamente.
Guarda, hai fatto un lavoro mille volte meglio di quello che avrei fatto.
Okay, quindi passa dal punto di vista relazionale, massima stima, ma in genere dal punto di vista relazionale son cose che riusciamo a decodificare osservando l'interlocutore, quindi dal punto di vista para verbale e non verbale.
Cosa mi sta cercando di dire? Questo è importante quando si comunica perché molte persone non hanno proprio l'abilità di leggere la comunicazione in termini di relazione.
Ad esempio, nel mio mestiere le cose più importanti che mi possono dire i partecipanti spesso sono in termini di relazione.
Cioè, se emerge che non sono convinti di qualcosa che sto spiegando, è già troppo tardi.
Il fatto di provare a decodificare no in termini relazionali, se li ho a bordo, passa per una lettura del canale para verbale e non verbale.
Perché dopotutto, se anche voi nella vostra comunicazione d'ogni giorno quello che volete veicolare e chiarezza e completezza, allora sì, vi serve agire soprattutto sul contenuto e quindi stimolare negli altri l'attenzione la comprensione di quello che state dicendo la memorizzazione, ma a volte il vostro obiettivo è un po' diverso non è solo chiarezza e completezza, ma è soprattutto portarli a bordo.
Quindi comunicare con efficacia anche emotiva un messaggio e quindi in questo caso dovete veicolare una comunicazione facendo molta attenzione all'ambito della relazione.
Questo lo fate cercando di creare un legame emotivo, un'alleanza un consenso, non una condivisione attorno a quello che dite, per cui un potenziale action plan col quale facciamo terminare questa lezione è questo Nei prossimi giorni provate a fare attenzione alle vostre comunicazioni o alle comunicazioni che osservate negli altri e provate a domandarvi cosa ci stiamo dicendo, cosa quelle persone si stanno dicendo in termini di contenuto, ma soprattutto in termini di relazione in termini di relazione.
Qual è il messaggio e il rapporto tra i due interlocutori?
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