Lezione dal corso Leadership: definire obiettivi, gestire un team e comunicare da leader
Questo corso l'abbiamo dedicato alla leadership e volevamo finire questo percorso insieme con una lezione su un approccio particolare alla leadership che è quello orientato alla coaching.
È vero come agire la propria leadership così come sarebbe un coach.
Chiaramente molti di voi non fanno il coach, ma è importante come dire acquisirne le basi di questa metodologia che poi è sempre più richiesta.
Pensate che nelle aziende ci chiedono sempre più percorsi sulla leadership, orientati proprio al coaching approcci che è uno degli approcci.
Ce ne sono diversi.
Un leader può essere ad esempio un leader democratico e quindi è molto attento anche a distribuire le la dimensione decisionale all'interno del gruppo.
Ci può essere un leader che sforza molto l'approccio, affiliato paternalistico di protezione dei suoi o quello battistrada che corre no, che serve per a volte fare degli allunghi, ma non sempre sostenibili nel lungo periodo, così come c'è il leader autoritario, quello che è molto direttivo ma di micro managing.
Quindi ti dico non solo cosa fare ma anche come farlo.
Ecco, ce ne sono tanti c'è anche la tipologia di leadership che si ispira al coaching che cos'è di che si tratta per descriverla ti sottopongo a un esercizio.
Ovvero ti chiedo pensa a una persona che ha facilitato in passato la tua crescita.
Non pensare a un genitore, magari pensa a un nonno, a una nonna.
Pensa a un insegnante che hai avuto a un qualcuno che in ambito sportivo ti ha fatto crescere o nell'ambito del volontariato.
Insomma, una persona che ha avuto un'impronta importante per te.
Okay, Nel mio caso probabilmente questa persona è quella che io chiamo un po', il mio maestro, ovvero la persona, un po' che mi ha iniziato all'ambito della formazione.
Okay, per quello che ti chiedo una volta che hai individuato questa persona importante per la tua crescita, prova a farti due semplici domande cos'è che faceva questa persona che ti faceva sentire poi così curato in termini di crescita e ti piaceva tanto questo suo modo di fare? E come ti faceva sentire quando stavi con questa persona? Come ti sentivi nel mio caso? Se penso ai tanti momenti passati insieme a quello che considero appunto il mio maestro dal punto di vista professionale, cos'è che faceva? Mi faceva tante domande e voleva spesso sentire il mio punto di vista e mi faceva sentire al sicuro ma anche in un qualche modo sfidato, ovvero mi faceva sentire coinvolto con quello che poi andavamo a fare insieme.
Ma prova a intercettare le tue risposte cosa faceva e come ti faceva sentire? Se vuoi scriviti due o tre idee nei tuoi appunti.
Ora questa domanda è stata fatta a tante persone in giro per il mondo e le risposte sono abbastanza univoche.
In genere le persone che hanno facilitato la nostra crescita in passato cos'è che facevano, ascoltavano, credevano in noi, ci mettevano alla prova allo stesso tempo.
Um, prendevano come dire la fiducia e il rispetto al centro della nostra relazione.
Ci dedicavano tempo, tempo di qualità e si ponevano non cosa curiosa, dall'alto verso il basso topdown, ma in modo paritario e al tempo stesso come ci facevano sentire, eh? Ci facevano sentire speciali, apprezzate, ci facevano sentire sicure di noi e al sicuro, no, protetti e al tempo stesso supportati.
Poi c'è anche questa dimensione di divertimento no di entusiasmo che si sposa molto bene con un bisogno del quale noi siamo portatori, che è il bisogno di gioco, che non perdiamo quando da bambini diventiamo adulti, ma in realtà ci portiamo dietro e facciamo bene a tenerci stretto.
Ecco, con quelle persone c'è anche divertimento e quelle persone ci facevano sentire anche fiduciosi.
Secondo le ricerche, questo sono le persone.
Questo secondo le ricerche.
Questo è quanto fanno le persone che ci fanno crescere.
E questo è come ci fanno sentire.
E quindi da qui il passaggio è facile.
Nel senso che se questo è valso per noi, per la nostra crescita, allo stesso tempo, se noi vogliamo essere dei leader che sappiano far crescere altri, probabilmente dovremmo comportarci in un modo abbastanza simile o quanto meno non dissimile.
Okay, e dovremmo cercare di stimolare delle emozioni di questo tipo negli interlocutori.
È questo il coaching, questo tipo di comportamenti.
E questo tipo di emozioni che il coaching cerca di far sviluppare è proprio tipico del leader che si ispira a questo approccio che adesso vedremo un po' più nel dettaglio.
Ritorniamo a uno dei contenuti delle scorse elezioni che era il dialogo interiore.
Il coaching è questo riduzione dell'interferenza per scaricare a terra maggiore potenziale.
Non vi ricordate? La formula era performance sua potenziale meno interferenza e quindi questo il coaching come lo fa? Lo fa perché attraverso il dialogo cerca di far sentire il proprio interlocutore più al sicuro attraverso domande attraverso riformulazioni e cerca di valorizzare le risorse che la persona ha davanti.
Anche qui, attraverso delle domande no che ti può aiutare in questo.
Di che risorse hai bisogno? Che risorse già possiedi di queste? Vedete ancora una volta come la l'uso buono della comunicazione e dell'ascolto che viene in soccorso per generare cosa? Per generare delle conversazioni che poi determinano crescita.
E allo stesso tempo il leader che sposa l'approccio tipico del coaching sa che c'è una differenza fondamentale quando vogliamo muovere le persone che possono essere il nostro team o un gruppo di altri professionisti con i quali interagiamo.
Ovvero io posso fare qualunque cosa faccio per costrizione e quindi lo faccio perché lo devo fare c'è qualcuno che mi costringe a farlo.
In quel caso spesso cos'è che si verifica dentro di noi anche un po' di ansia, nel senso che se c'abbiamo una costrizione dietro spesso abbiamo anche un tema emotivo che si accompagna a questa costrizione e tra l'altro il nostro cervello funziona anche peggio, perché il nostro cervello è la corteccia prefrontale.
Funziona molto meglio quando siamo in situazioni di sicurezza.
Quando non ci dobbiamo guardare alle spalle? No, quando non c'è questa forte costrizione, una seconda casistica che ci muove a fare quello che in genere facciamo, invece è la razionalizzazione.
Faccio una cosa perché dovrei farlo? Perché sento che è la cosa migliore da fare.
Okay? Il contesto mi muove in quella direzione.
Lo dovrei fare.
Se non lo faccio, mi sentirei in colpa.
Ecco il leader che sposa l'approccio tipico del coaching.
Sa che le persone sono molto più efficaci quando agiscono, se non sono né costrette né fanno una cosa perché sono razionalizzate nel farla, ma sono ispirate.
Sai che la leva più forte è ispirare il prossimo.
Ovvero faccio una cosa perché lo voglio e il leader sa questo.
E nella storia ci sono tantissimi esempi, da Annibale a Cesare a Napoleone al leader del presente che ci spiegano che la leva della l'ispirazione è la leva più importante tra l'altro c'è.
Anche una recente ricerca McKinsey ci dice il modo migliore per persuadere gli altri a fare qualcosa, più che la persuasione razionale è proprio la consultazione e l'ispirazione.
E se ricordo bene, però questo approccio, quello dell'ispirazione, è usato assai di rado solo nel due per cento dei casi che pur essendo quello, come dire, più più efficace Okay, Luigi, voi starete dicendo ci chiede di ispirare ma come si fa poi aspirare ora lo sforzo che vi chiedo un po' di mettere a fattor comune tutto quello che abbiamo visto fino adesso? No, si fa padroneggiato la comunicazione, padroneggia l'ascolto sapendo gestire anche il conflitto, avendo una mentalità a lungo termine.
Ma nella fattispecie e soprattutto nel coaching, padroneggiano le domande l'arte del porre domande e poi di stare in una dimensione d'ascolto.
Che tipo di domande? Perché quando si parla di coaching si dice no.
Il coaching è contraddistinto dalle sue domande potenti perché sono domande fatte in un certo modo.
Sono domande che cercano di stimolare l'altro al pensiero di sé e anche al pensiero laterale no, per cui ispirano creatività.
Tu come la vivi o come dove risolvere questo problema in modo creativo? Cos'altro? Ti viene in mente quando questo problema l'hai risolto in altre circostanze? Cosa hai fatto? Sono domande brevi, specifiche, okay.
E sono domande che stimolano la riflessione, dell'interlocutore chiaramente domandare una alla volta e non non fare domande multiplo ripetizione e allo stesso tempo sono orientate agli obiettivi e alle soluzioni della persona che abbiamo davanti.
Sono domande a volte che trattano anche temi un po' scomodi? No, Anche dal punto di vista emotivo.
Come ti senti di fronte a questa sfida? No.
Come vorresti sentirti se realizza quello di cui mi stai parlando? Per te è importante.
Come ti sentiresti? Sono domande facendo domande, praticando l'arte delle domande, si acquisisce sempre più esperienza.
Si diventa più bravi a formularle.
A porle, però ci sono due tre tecnicismi che comunque te li voglio veicolare.
Ovvero queste domande cercano di responsabilizzare l'interlocutore e cercano di essere specifiche.
Quindi cosa? Quanto? Quando? Chi? Come vedete che da un lato sono locuzioni che hanno a che fare con domande aperte? No, non ti sto dicendo ma tu faresti questa cosa qui, io o questa cosa lì? Okay? E noi abbiamo un disperato bisogno.
Diciamo di avere gli altri nelle nostre categorie mentali.
Per cui se voi vi abituate a osservare le persone che parlano, ma questo capita spessissimo a me quando faccio cose ad esempio sulla comunicazione vedete che abbiamo un disperato bisogno di fare domande chiuse perché le domande aperte ci spaventano per quello che potrebbe emergere, no? E quindi cerchiamo di forzare l'altro nelle nostre carte movimenta queste cosa? Quanto? Quando? Chi? Come su tutte domande invece aperte.
E non ho citato la domanda per chi? Perché non c'è la domanda? Perché? Perché chiede all'interlocutore? No, perché questa cosa qua in genere ci fa andare cognitivo e quindi raffredda un po' l'aspetto emotivo.
E in genere è una domanda molto cognitiva che potrebbe far andare l'altro sulla difensiva.
Fate un test che vede a delle persone perché in genere quella persona in genere quelle persone vanno sulla difensiva e avere anche il coraggio di fare delle domande che come dire, siano un po' più inusuali, no? Cose che a te interessa davvero adesso, ma precisamente cosa farai? Oppure cos'altro desideri okay o cosa vuoi veramente? Sono domande che nel coaching si fanno, ma anche se non fate il coach di mestiere, aggiungere queste piccole locuzioni precisamente davvero veramente esattamente possono portare il linguaggio e la comprensione tra te e il tuo interlocutore, secondo me a livelli superiori.
Poi per gli appassionati c'è anche il modello che ho che il modello di Sir John Whitmore, che è uno dei padri del coach insieme a Galway, che è un modello proprio strutturato in quattro fasi, ciascuna con un set di domande.
Il primo set è sul per esempio domanda più tipica è cosa vuoi realizzare? Come ti posso supportare? Cosa hai in mente di raggiungere la seconda domanda invece nell'ambito del reality dove ti trovi ora? Qual è la situazione che ti circonda? Badate bene che non confondiamo queste due fasi, ovvero è più conveniente chiedere prima dove vuoi andare e poi dove ti trovi, perché se parto da dove ti trovi tu ti trovi un po' infognato.
Poi avrai come dire meno capacità immaginativa rispetto a dove vuoi andare, mentre se ti chiedo prima dove vuoi andare hai meno sapore mentali.
Quindi seconda fase reality, terza fase options che alternative hai? Cosa ti viene in mente? Cosa potresti provare? Cos'è già provato che funziona o cos'è già provato e non funziona e l'ultima fase la fase uil cosa vuoi fare? So che cosa vuoi fare.
Sono un po' male in italiano no? Anche all'inizio che la ho iniziato a utilizzare questa questa domanda mi faceva un po' specie no.
E a volte può sembrare come dire un po' scorbutica e vi confesso che avendola utilizzata ormai da tanti anni è una domanda potente, perché poi mette l'interlocutore spalle al muro Choice.
Cosa vuoi fare adesso? Dopo abbiamo parlato di dove vuoi andare? Dove ti trovi adesso E che opzioni hai? Perché? Perché l'approccio da leader tipico del coaching fa questo ti responsabilizza.
E alla fine della fiera, se io ti voglio ispirare, devi arrivarci tu al cosa vuoi fare? Io ti posso dare il mio supporto.
Posso essere un elemento catalizzatore.
Okay, ma la scelta finale poi di dove muoverti è tua.
E se la prendi tu è molto più facile che poi tu sia conseguente rispetto alla costrizione.
Non devi fare quella cosa o la persuasione.
Ti convinco che quella cosa è migliore.
Questo vuol dire essere leader seguendo l'approccio tipico del coaching aprirsi all'altro con un uso molto sapiente del linguaggio.
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