E a proposito di frammenti, si dice che una sera Ernest Hemingway fosse a cena con degli amici in un ristorante e si vantasse delle sue incredibili capacità da scrittore, capacità tali da riuscire a racchiudere un intero romanzo in sole sei parole.

Gli amici lo presero in giro e finirono con scommettere che alla fine Hemingway non ci sarebbe riuscito.

Così Hemingway prese un tovagliolo e ci scarabocchi sei parole sopra il tovagliolo girò fra i commensali e tutti ebbero un'espressione accigliata.

Una reazione strana.

Alla fine, alla fine del giro, tirarono fuori dieci dollari e li misero tutti sul tavolo sul tovagliolo c'era scritto vendesi scarpe da neonato mai indossate.

La maggior parte delle persone che legge questa breve storia si sente inizialmente disorientata, confusa, ma poi qualcosa nel cervello fa click.

In effetti, Ernest Hemingway era riuscito a racchiudere un intero dramma.

Una storia molto tragica, in sole sei parole, come alcuni dei migliori aneddoti su Hemingway.

Probabilmente questo non è vero, ma questa storia ha un grande potere.

Fa capire quanto non sia importante utilizzare termini altisonanti o chissà quali complicazioni di trama.

Con l'originalità e un messaggio ben modellato, gli storyteller possono tranquillamente contare sul pubblico perché faccia la maggior parte del lavoro al posto loro.

Vediamo altri esempi in cui poche parole che sono andati a costituire una sola hanno dato vita a delle storie potenti che hanno avuto un impatto non solo in termini di branding, ma anche in termini di società e di politica.

Infatti inizieremo da questo ambito quando parlavamo di archi narrativi e soprattutto dell'arco narrativo Manina Hall, abbiamo citato come esempio la campagna elettorale di Trump del Duemilasedici guidata dallo slogan Make America great again.

In realtà questo slogan così potente che abbiamo detto includere una discesa e una salita della sua trama, era stato già utilizzato nella storia della politica americana.

Infatti fu utilizzato per la prima volta negli anni ottanta, durante la campagna elettorale del l'ex presidente Reagan.

Reagan lo utilizzò come modo per evocare un senso di nostalgia legata alla vecchia prosperità economica americana e alla sua leadership mondiale e per sottolineare la necessità di ritornare a quella grandezza.

Tuttavia è stato Trump a rivitalizzare e popolarizzazione ulteriormente questo slogan.

Durante la sua campagna presidenziale del duemilasedici, Trump lo ha adottato come una sorta di promessa di riportare l'america a un'epoca di grandezza, sottolineando la sua visione di una nazione che riconquista il suo primato economico, politico e culturale.

La scelta di questo slogan da parte di Trump ha suscitato diverse interpretazioni e reazioni.

Alcuni lo hanno interpretato come un appello nostalgico ai tempi passati, mentre altri lo hanno considerato come una critica implicita all'amministrazione precedente e al declino percepito dell'america sotto la guida dei suoi predecessori.

La strategia narrativa della campagna di Trump si basava sull'idea del di nuovo piuttosto che dell'ora o del futuro.

La campagna si concentrava sull'idea di ripristinare un'epoca passata di grandezza maestosità americana anziché affrontare le questioni attuali o proporre nuove soluzioni indipendentemente dalle interpretazioni.

Make America Great Again è diventato un potente strumento di branding politico per Trump, incapsulato la sua promessa di portare un cambiamento radicale e riportare l'america a una posizione di primato globale.

Il suo utilizzo frequente nei comizi, nei discorsi e sul materiale di campagna elettorale ha contribuito a consolidare l'immagine e il messaggio di Trump come candidato che incarna il desiderio di cambiamento e di ritorno a una presunta epoca di grandezza.

Due mandati precedenti rispetto a quello di Trump.

Barack Obama stava conquistando l'arena politica americana attraverso il suo brand e lo slogan Yes Weekend.

Anche in questo caso Ispi Ken non è uno slogan originale di Obama, infatti era stato utilizzato nel Settantadue da un attivista per i diritti dei migranti agricoli.

Questa frase in quell'ambiente era un inno alla solidarietà per portare avanti i diritti delle persone più sfortunate Ricontestualizzati nell'ambito di Obama.

Questa frase era un appello all'unione nazionale e ad un futuro migliore.

La sua campagna elettorale, infatti, era focalizzata sull'idea di cambiamento e di progresso e questo breve slogan incarnava questi attributi.

La strategia narrativa della campagna di Obama si basava sull'idea del noi piuttosto che io.

Infatti la frase Yes weekend enfatizzava proprio l'aspetto di collettività nella creazione di cambiamenti sostanziali nella società.

Non lasciava quindi il potere e la responsabilità solo nelle mani del candidato.

Questa frase si costruisce sull'arco narrativo da povero a ricco, quindi vediamo una salita, una partenza da una condizione sfavorevole negativa per gli eroi che sono i cittadini americani e grazie all'azione di Obama e all'azione della collettività, appunto, si prospetta un futuro migliore, quindi un lieto fine.

Questo stesso arco narrativo viene ripreso nel mini film che possiamo considerare come lo scacco matto della campagna elettorale di Obama ai danni del suo antagonista McCain.

A quattro giorni Dall'election Day, i due candidati si giocano il tutto per tutto per accaparrarsi i voti degli indecisi.

Obama dà il colpo di grazia comunicativo con uno spot il cui concept parte dalle tre parole Yes we can, che possiamo considerare come la narrazione frammentaria il frammento e si sviluppa con le storie di quattro americani ed un lungo discorso finale di Obama per una durata di trenta minuti in totale.

E qui si parla di narrazione onnicomprensiva.

Che cosa ha fatto Obama con questo spot chiamato American Stories American Solutions? Innanzitutto porta alla luce quattro storie verità sulla crisi economica, affiancando una soluzione ad ogni problematica.

Negli ultimi tre minuti.

Poi il colpo di scena finale.

Obama parla in diretta da uno stadio della Florida, circondato da una folla di migliaia di fan.

Per descrivere questo spot mai visto prima, viene coniato il termine una combinazione tra informazione e pubblicità qui di base c'è un'idea molto diversa rispetto a quella di di Trump e del Make America.

Perché, come abbiamo detto, um, quella è una narrazione che fa leva sull'effetto nostalgia.

Quindi su un passato più roseo, patinato e sul ritorno a quella grandezza che un tempo esisteva appunto Manal.

Si parte da una situazione favorevole, si sta in una situazione sfavorevole per tornare poi ad una situazione favorevole grazie al nostro eroe, che in quel caso era Trump.

Non era il popolo americano.

Nel caso in cui di Obama, invece, si parte da una situazione sfavorevole che è il presente dell'america, per andare poi a una situazione favorevole nel futuro lo si fa con la collettività che è l'eroe.

Insieme ad Obama vediamo l'impiego dello stesso arco narrativo, quindi la salita da povero a ricco impiegato da Obama durante la sua campagna elettorale in un ambiente completamente diverso.

Torniamo infatti nel mondo dei brand.

Torniamo al fashion che confina nel lifestyle, alla musica hip hop e all'ambiente Urban.

Sto parlando della collaborazione fra New Balance e Amine, un famoso rapper americano vincitore di diversi Grammy e titolare di un brand a sua volta che è Club Banana.

Il lancio del modello di sneaker frutto della collaborazione, è avvenuto attraverso una frase in particolare che è stata il teaser di tutto a Kid from Portland Ison, sneaker che vuol dire che un bambino da Portland ha il suo proprio paio di scarpe.

Questa frase sottende all'arco narrativo da povero a ricco perché inizia con la storia di un semplice bambino che è arrivato ad A ad avere delle scarpe intitolate a lui disegnate da lui.

La storia è quella di Amine, o meglio del piccolo Adam, figlio di immigrati africani cresciuto in Oregon, a Portland, appunto, che nutre la passione per il design di scarpe parallelamente al basket e alla musica.

Lo racconta nel body copy del Billboard da cui è partito il lancio.

Nella nota racconta del suo mentore L'unica, persona che ha creduto in lui come potenziale designer di scarpe.

E poi racconta che la sua carriera musicale ha preso il volo e per questo ha accantonato la sua passione per il design.

Ha avuto una seconda chance grazie a New Balance grazie a questa collaborazione conclude la nota dicendo Non c'è tanta gente da dove vengo io che ha l'opportunità di fare una cosa del genere e non voglio che io sia l'ultimo.

Ecco, a quanto pare allora questa frase sembra essere il trailer di una favola hip hop che Amine racconta passo passo attraverso dei frammenti