Una volta messo a fuoco il target della nostra comunicazione, dobbiamo contestualmente cercare di individuare un tono di voce efficace per trasmettere al meglio i nostri messaggi.

Non esistono delle regole assolute, però secondo me possiamo trovare una linea guida estremamente e funzionale nel momento in cui decidiamo di investire tutto nella qualità dei nostri contenuti e non nella quantità.

Che cosa significa tutto questo? Rapportandola ovviamente ad un mondo di micro storytelling che la qualità sviluppa automaticamente.

Una comunicazione chiara ed incisiva aumenta l'impatto e la memorabile del contenuto valorizza contestualmente il nostro video e soprattutto riesce a sviluppare un maggior coinvolgimento e una grande fiducia nel nostro pubblico che si riconosce all'interno del contenuto.

Se è scritto bene, se è curato nei minimi dettagli, perché in qualche modo restituisce ciò che siamo e la passione che stiamo mettendo all'interno di quel video all'interno di quel contenuto, la quantità d'altro canto in termini di micro storytelling Attenzione per quanto la costanza sia una cosa fondamentale, per quanto più contenuti produciamo e tendenzialmente più le piattaforme premiano il nostro lavoro non ci permette di mettere a fuoco davvero uno storytelling ben sviluppato perché tendenzialmente all'interno di un medesimo contenuto costruito seguendo una logica quantitativa.

Noi finiremo per sovraccaricare il video di informazioni ridondanti o comunque inutili.

Avremo poi di conseguenza una perdita di attenzione dell'utente una riduzione palesemente dell'efficacia del contenuto stesso.

E infine, non meno importante, anzi forse è l'aspetto primario, uno scarsissimo interesse da parte del pubblico da parte della nostra community potenziale.

Per darvi un esempio concreto di quello che ho detto fin qui, voglio mostrarvi il primo contenuto che mi ha permesso di uscire dalla mia bolla di raggiungere un pubblico che andasse oltre la piccola community, in realtà che avevo consolidato fino a quel momento in cui ho veramente investito tutto rispetto alla qualità della scrittura del contenuto stesso.

Guardate per un attimo questa fotografia all'inizio può passare inosservato, ma basta concentrarsi sugli occhi della donna per capire che in realtà sta indossando una maschera.

Lei è Giulio Wing, un artista che da sempre gioca con il tema dell'identità e grazie a delle maschere iper realistiche in silicone, ha realizzato autoritratti in cui si mette letteralmente nei panni dei suoi stessi familiari oppure di personaggi famosi.

Ma la cosa più disturbante è osservare le immagini in cui indossa il suo stesso volto, le sue opere mi hanno sempre fatto pensare alle teorie di goffman, che divide la nostra vita quotidiana in spazi di palcoscenico e spazi di retroscena, cioè spazi pubblici in cui tutti noi indossiamo la maschera più funzionale al contesto in cui ci troviamo e spesso spazi privati dove invece possiamo smettere di recitare.

L'idea di Goffman secondo me è attualissima, soprattutto da quando i social network hanno esteso i nostri spazi di palcoscenico, nei quali noi andiamo letteralmente a proiettare un'immagine che deve essere all'altezza di un personaggio che abbiamo scelto di interpretare in un modo o nell'altro tutti noi online facciamo la stessa identica cosa.

Ecco, gli autoritratti di waring secondo me raccontano esattamente questo il video complessivamente dura meno di un minuto, parliamo di cinquantotto, cinquantanove secondi al massimo, ed era la prima volta che cercavo di scendere sotto quel limite temporale del minuto.

Tendenzialmente.

Io avevo sempre fatto contenuti di un minuto e mezzo, anzi forse due minuti.

E in questo sforzo in questo esercizio di scrittura avevo cercato comunque di mettere a fuoco e di mantenere tutte le linee guida che volevo portare avanti nel mio progetto comunicativo, cioè di essere accessibile a chiunque di non rinunciare alla complessità veicolata all'interno dei miei contenuti e quindi di utilizzare anche dei termini complessi, però spiegando all'interno del video e quindi per fare questo, questo ridurre necessariamente la quantità di informazioni per privilegiare la qualità degli argomenti trattati.

Io all'interno del video parlo di Jillian Waring di questa artista contemporanea, utilizzando un gancio visivo secondo me piuttosto efficace, anzi ha dimostrato la sua efficacia, visto la la quantità di persone che è riuscita a raggiungere.

Però, spiegando poi qual è il suo presupposto la sua ricerca artistica, sintetizzando ovviamente tutto al massimo, per poi introdurre il concetto sociologico e psicologico legato alla produzione saggistica di Goffman, spiegando che cosa ha fatto Goffman, ovviamente in modo estremamente sintetico, però senza in alcun modo comprometterne l'efficacia e il grado di comprensibilità.

Le persone potevano capire tutto quello di cui parlavo e quindi ho scelto un tono di voce um accomodante, accogliente, inclusivo senza.

E questo secondo me è il dato fondamentale a cui io personalmente non posso rinunciare e vi invito a riflettere rispetto a questo aspetto senza rinunciare alla complessità.

Contenuti semplici, non semplicistici in alcun modo superficiali e comunque accessibili.

Il fatto che questo video mi abbia permesso di uscire dalla mia bolla.

In qualche modo è stato davvero una benedizione.

Chiamiamola così perché ha orientato le mie scelte future che mi hanno portato poi a costruire dei contenuti sempre più in linea con queste indicazioni che sono diventate delle regole per me, sono diventate delle linee di guida per la mia comunicazione verbale para verbale visiva, e cioè il fatto che la qualità del contenuto, quindi la della scrittura, il fatto di spiegare tutto, di non dare mai nulla per scontato, fosse l'elemento principale rispetto al privilegiare elementi quantitativi e quindi sovraccaricare di informazioni il contenuto per il semplice gusto di inserire un sacco di informazioni per mostrare anche un certo grado di competenza, che però, rispetto al contesto rispetto a quello che è lo scopo della comunicazione, non serve assolutamente a nulla.

Noi non dobbiamo metterci in mostra per gratificare il nostro ego e far vedere quanto ne sappiamo, quanto siamo bravi, quanto siamo competenti.

Quello è il presupposto.

Il presupposto è la competenza.

Il presupposto è la passione che abbiamo investito e che in qualche modo vogliamo restituire agli altri.

Ma non è lo scopo della comunicazione, non è apparire bravi, non è apparire competenti.

Lo scopo della comunicazione è trasmettere un messaggio e il tono di voce deve necessariamente riflettere questa volontà assolutamente virtuosa.

Quindi la qualità quando ci mettiamo a scrivere un contenuto, quando scegliamo quali termini usare, quando scegliamo banalmente anche la durata complessiva del video stesso deve essere il nostro elemento cardine, quello su cui investiamo tutte le nostre energie, tutte le nostre risorse, lasciando da parte la quantità che non ripaga mai.