Quando si deve avviare un'attività è fondamentale scegliere la forma giuridica migliore, soprattutto nel caso di persone fisiche o quando si vuole avviare delle piccole attività.

Nella maggior parte dei casi la forma giuridica migliore è quella della partita Iva.

Ma quando conviene utilizzare una partita IVA forfettaria o una partita Iva ordinaria? Beh, dipende dalla tipologia di attività e soprattutto bisogna parlarne con il proprio consulente.

Le partite Iva, bene o male vengono utilizzate soprattutto da chi fa attività professionali e hanno delle proprie casse di riferimento, come ad esempio i commercialisti, gli avvocati, gli ingegneri oppure i freelance che sono quella categoria che non ha una cassa di riferimento, come ad esempio fotografi, meccanici, idraulici o falegnami.

Pertanto è fondamentale con il proprio consulente riuscire ad inquadrare la forma migliore l'apertura della partita Iva può essere fatta in autonomia, cosa che normalmente sconsiglio, perché se non si hanno delle competenze fiscali spesso si tende a fare degli errori, oppure attraverso l'ausilio del proprio commercialista, che è quello che consigliamo sempre a tutti i nostri clienti.

Non si va dal notaio, quindi è molto semplice aprirla si apre in giornata e non ci sono costi di apertura se non quelli del professionista che vi deve aiutare.

Nel momento in cui dobbiamo scegliere tra partite Iva ordinaria e forfettaria, è fondamentale che con il vostro partner, appunto il vostro commercialista, riusciate a capire quale sarà il fatturato dell'attività, quali saranno gli step per poter aprire la vostra attività e soprattutto anche capire quali saranno i costi che andranno ad incidere sulla su tutta la parte del della vostra attività che dovranno essere sostenuti e pertanto, una volta individuata la forma migliore insieme al vostro commercialista, è fondamentale capire quali sono i costi che dovrete sostenere per gestire la vostra attività e quindi da lì si capirà anche in base all'ipotetico fatturato che pensate di raggiungere e all'incidenza dei costi la convenienza tra partita IVA forfettaria e partita IVA ordinaria.

Ma come calcoliamo le imposte con la partita Iva ordinaria o la partita IVA forfettaria? In entrambi i casi è fondamentale in primis decidere il codice Ateco insieme al vostro commercialista, quindi dovrete individuare il codice attività più indicato per quello che dovrete svolgere.

Ogni codice Ateco ha determinate caratteristiche e in base alla scelta, ad esempio, della partita IVA forfettaria, ci sono delle basi di aliquota differenti In base al codice Ateco scelto.

Ad esempio, se decidiamo di aprire una partita Iva come consulenti aziendali, la base imponibile è del settantotto per cento.

Quindi questo che cosa vuol dire? Che se sono in regime forfettario e faccio il consulente aziendale su diecimila euro di fatturato pagheremo le imposte su settemila e ottocento euro.

Su queste settemila ottocento euro andremo a pagare se siamo nei primi cinque anni di attività, un cinque percento di imposta sostitutiva oppure oltre il quinto anno, un quindici percento di imposta sostitutiva.

Per semplicità non andiamo adesso a fare l'esempio con anche la parte di contribuzione, perché dei contributi Inps o altro, perché sarebbe impossibile riuscire adesso a fare dei calcoli anche da un punto di vista pratico.

Per quanto riguarda invece l'esempio della partita Iva ordinaria, il calcolo delle imposte avviene sulla differenza tra costi e ricavi.

Quindi se ad esempio dovessimo avere diecimila euro di fatturato e cinquemila euro di costi, andremo a pagare le nostre imposte su cinquemila euro.

A differenza della partita Iva forfettaria, la la partita Iva ordinaria va a scaglioni.

Ovvero noi paghiamo le imposte a determinati scaglioni di reddito chiamati scaglioni Irpef, quindi ad esempio da zero a quindicimila euro si paga un'aliquota del ventitré per cento.

Nel nostro caso diecimila sono i nostri ricavi, cinquemila i nostri costi.

Su cinquemila euro andremo a pagare il ventitré per cento di Irpef.

È ovvio che poi, in base alla tipologia di casistica e in base anche ai ragionamenti che farete insieme al vostro consulente, bisognerà valutare se tra le due partite Iva conviene di più quella ordinaria o quella forfettaria.

Sicuramente l'elemento base da considerare in primis è l'incidenza dei costi quanto i costi incidono sulla vostra attività.

È sicuramente la prima leva che vi fa capire qual è tra le due la soluzione migliore per voi.

Molto importante da ricordare nella differenza tra i due regimi è che all'interno della partita Iva forfettaria, quindi all'interno del regime forfettario non possiamo dedurre alcun costo, tranne i contributi INPS o i contributi delle varie casse di riferimento che andremo a versare negli anni.

Quelli sono l'unica, cosa che ci permetterà di abbassare la base imponibile sulla quale applicheremo le nostre imposte, altrimenti la base imponibile sarà sempre e solo quella definita dal codice Ateco.

Invece per quanto riguarda il regime ordinario, i contributi Inps o i contributi delle varie casse saranno sempre deducibili e come dicevamo prima, la base di calcolo sarà sempre costi e ricavi.

Sulla loro differenza applichiamo la deducibilità dei contributi e su quella andremo ad applicare le aliquote Irpef ed eventualmente poi ovviamente anche la base delle aliquote Inps o delle casse di riferimento un'ultima.

Cosa importante sicuramente da prendere in considerazione è che il regime forfettario è molto più semplice da gestire, anche nel caso in cui si dovesse utilizzare la fatturazione elettronica è comunque un regime molto più snello, quindi per attività più piccole, soprattutto, come dicevamo prima, quando non ci sono dei costi che incidono molto sull'attività.

Invece il regime Iva ordinario, oltre ad essere più complesso da gestire anche da un punto di vista di consulenza, è un po' più costoso in quanto ci sono molti più adempimenti.

Bisognerà fare i calcoli Iva.

Calcolare le varie liquidazioni, quindi è un po' più complesso, però sicuramente dipende sempre dalla tipologia di attività che andremo a gestire