Lezione gratuita dal corso Offline
Non avevo capito le regole del gioco prima di venire qui è io sono un po' in difficoltà oggi perché uno dei primi messaggi che si incontravano scorrendo la landing page di offline era basta spiccia, autoreferenziali o marchetta date coerentemente a questo e a tutte le indicazioni che mi sono state date dai l'area, da luca, da tutto il resto dell'organizzazione io oggi qua mi sono presentata con uno speech intitolato l'insostenibile peso di chiamarsi Jessica.
Vabbè sì, direi di cogliere quindi questo slancio ego riferito e buttarci subito nello storytelling.
Andrei quindi a fare quello che Fedez avrebbe fatto con un suo ospite dopo circa un minuto e mezzo di intervista dedicato a lui Ora parliamo di me.
Alla fine del terzo modulo del mio corso sul Sull'eterna ho parlato di archetipi di brand, di dodici modelli elementari a cui è possibile ricondurre i ruoli di tutte le persone nella società e per traslato anche l'identità di brand che noi professionisti della comunicazione elaboriamo sulla base di essi.
Questi li ha elaborati Young, antropologo, sociologo Io però li ho sempre riportati alla mia vita, perché personalmente personalmente ho passato la vita a inseguire e a scappare dagli archetipi ad aderire agli stereotipi, ma anche a ripudiare, li' con tutta me stessa, a combattere le etichette, ma anche a rifugiarmi nei momenti di confusione o di fragilità.
Quei momenti in cui avrei avuto bisogno che qualcun altro mi dicesse chi fossi io, perché da sola non riuscivo a capirlo.
Oppure mi faceva troppa paura a scoprirlo? Sì, perché certe volte abbiamo la possibilità di costruire su di noi degli archetipi che ci rappresentino un archetipo che sentiamo nostro mixando creativamente aspetti dell'uno e dell'altro.
Altre volte, invece, ci viene attribuito un archetipo sulla base dei tratti futili o superficiali, del nostro modo di essere, oppure in base a dinamiche sociali storiche nelle quali ci troviamo a vivere.
Il problema però è che poi dell'archetipo non ce lo scordiamo più di dosso, diventa una sorta di biglietto da visita che passa involontariamente dalla nostra mano a quella dei nostri nuovi interlocutori, senza che noi possiamo avere alcun controllo in questo processo.
Questo è stato il mio caso.
Sono nata il quindici settembre del Novantaquattro in una cittadina in provincia di Roma.
Un anno e tre mesi dopo la mia nascita arriva nelle sale cinematografiche viaggi di nozze, film diretto e interpretato da Carlo Verdone, che sbarcherà al botteghino, entrerà negli annali della commedia italiana e macchierà la mia intera esistenza.
Con Lark è tipizzazione del nome Jessica.
Io cresco di pari passo alla diffusione di questo nome nell'area laziale, prima in tutta Italia, poi archetipi, izz, azione e diffusione di questo nome, veicolata dalla coprotagonista del film interpretata da Claudia Gerini.
Si tratta di una jessica, un po' grezza, sicuramente coatta.
Tanta nei modi di esprimersi nei modi di fare una romanaccio caricaturale con la quale a me ha sempre sempre scocciato essere identificata.
Voi direte vabbè, identificata, esagerata, ma mettetevi nei miei panni e immaginatelo.
Ottanta percento delle presentazioni affrontate dai sei ai ventotto anni di vita, magari davanti a un nuovo gruppo di persone, magari davanti a magari in ambienti più o meno formali, ambienti più o meno professionali, con il pensiero fisso che sono i primi sette secondi a determinare la prima impressione che gli altri avranno di noi, quei sette secondi in cui potenzialmente ci giochiamo tutto, magari ci giochiamo il prossimo lavoro, magari la prossima relazione, magari la possibilità di avere fiducia, magari il successo, ma magari semplicemente la possibilità di avere una possibilità, quei sette secondi in cui ci concentriamo in modo da allungare la mano con le movenze corrette e dire il nostro nome con il giusto tono e le giuste pause.
Finalmente quel nome esce.
Piacere Jessica e vi sentite rispondere da un perfetto sconosciuto davanti a voi? Jessica, Facciamolo strano.
Tendenzialmente la risposta era no, per la cronaca, ma in realtà il più delle volte io sono rimasta li', muta, impalata, esterrefatta, perché di fatto un archetipo che non avrei mai voluto essere attribuito a me era quello che mi era toccato.
Quindi cerco di elaborare una strategia affinché di me venissero percepiti altri tratti.
Io volevo che di mesi percepisse l'eleganza la delicatezza e la finezza, e quindi attua questa strategia che si basa su due pilastri psicologici l'effetto di esposizione diretta e la consistency.
E ogni qualvolta qualcuno osi avanzare battute sul mio nome, io ecco che propongo un nuovo archetipo.
Beh, sai, in effetti il mio nome ha origini antichissime, origini ebraiche, ma è stato rielaborato nella forma attuale da Shakespeare nel mercante di Venezia in cui Jessica era figlia del mercante Shylock é innamorata del cristiano Lorenzo.
Sarà che questo archetipo non è molto popolare fra la mia audience, oppure sarà il mio modo di presentarlo, quel tono tipicamente da segno della Vergine, quella simpatia tipica di Hermione quando correggerlo, non sulla pronuncia di Laviosa.
Fatto sta che questo archetipo si arriva, si rivela fallace per me, per la mia audience non è utilizzabile.
A me serve un archetipo più catchy, una jessica più ricci, carella più pop, ma anche un po' più in là.
Insomma, una jessica hindi pop conosciuta da tutti i ceti sociali, da tutti i livelli di istruzione e da tutte le età.
I pomeriggi in coma post pranzo insieme a nonna mi danno un'idea arguta, stilosa, culla a modo suo, affidabile, con gli amici, intransigente con i killer.
Jessica fletcher é l'archetipo perfetto per me, pensavo Sì, perché poi sono rientrata in gioco.
Le dinamiche storiche sociali è sul web iniziano ad impazzare dei meme riguardanti una presunta sfiga della mia nuova jessica del cuore.
Ehi, Mehmet, secondo i quali ovunque lei vada ci scappa il morto.
E poi, diciamola tutta la mia profonda insicurezza pretende di nutrirsi di un pochino di desiderabilità sociale.
E di sicuro un ultraottantenne, per quanto figa, non mi aiuta a sentirmi così come la società pretende che una donna sia giovane, sensuale, attraente sessualmente.
Getty fick abile mi serve un altro archetipo.
Mi rivolgo nuovamente al cinema ed eccolo qui si è incastrato Roger Rabbit mi da' mi offre un archetipo che ha esattamente le caratteristiche che la società mi fa pensare che io voglio abbracciare.
Certo, magari io e lei differ iamo per qualche piccolo tratto fisico, ma nulla che un tacco dodici e un vestito un pochino più aderente non possa portare dritta la top top of mind dei miei interlocutori.
Ma scivolare è facile e non sempre il messaggio che costruiamo trasmettiamo e intendiamo per la nostra udienza è quello che la nostra udienza riceve.
È così che una jessica dalla fisicità spiccatamente espressa possa essere intesa come una Jessica Rizzo e da lì il passo è breve che venga memorizzata in rubrica del telefono dai suoi amici uomini con fidanzate particolarmente gelose, calcetto che sta per Jessica, calcetto senza apparenti e conclamati meriti sportivi.
Insomma, sempre più spesso e sempre piu' profondamente.
Mi son chiesta da quale archetipo potessi essere rappresentata da chi potessi sentirmi essere rappresentata.
Poi questa domanda si è evoluta, ha preso un taglio più esistenziale e mi sono iniziate a chiedere chi sono io potrei essere la Jessica, la romana verace oppure la Jessica Donzella in difesa perturbata dall'amore di Shakespeare.
Potrei essere arguta osservatrice sociale come Jessica Fletcher oppure la Jessica fatal come la Rabbit.
Sì, perché è più facile camminare su un cammino già tracciato da altri su un cammino che gli altri hanno già percorso.
È per questo che alla fine accettiamo di ricoprire ruoli a cui in realtà non aderiamo perfettamente, perché è più facile rispetto a capire chi siamo a costruirci da zero.
Per me Jessica è sempre stata un peso, ma solo ora mi accorgo che in realtà Jessica un sollievo, perché non è mai esistita nella storia una Jessica da cui mi sentissi realmente rappresentata, una Jessica da cui potesse andare a rifugiarmi.
Questo vuol dire che c'è un buco di mercato, Forse.
O comunque vuol dire che quella Jessica posso costruirla io.
E forse il verbo costruire non è nemmeno appropriato.
Perché ci sono io qua stasera sono già fatta.
Stasera è mezzogiorno.
Non lo so, sono qui e sono qui con la mia visione.
È questo che mi sta aiutando a staccarmi pian piano tutte le etichette che le altre persone.
Nel corso del tempo mi hanno attaccato addosso tutti gli archetipi, gli stereotipi che mi sono stati attribuiti, con i quali volevo a forza identificarmi.
Appunto mi sta aiutando questo concetto, questa parola magica che per me è visione.
La figata di questo concetto sta nel fatto che si la visione suggerisce chi siamo, ma è la forza e l'intensità con la quale noi lo affermiamo che dice chi diventeremo? È proprio secondo la visione che io oggi mi sono presentata qui con uno speech apparentemente autoreferenziale.
Accollando mi il rischio di farmi tirare le orecchie da luca, da ilaria, magari accollandosi anche il rischio di essere percepita da voi come autoreferenziale.
Ma mi giro e ci ho scritto sentiti libera ferragni a sanremo però io l'ho fatto coerentemente alla mia visione del copyright ing visione secondo la quale il copyright ying non è una serie di regole che sistematicamente applichiamo laddove ce n'è bisogno.
Secondo la mia visione il copyright ying è giocare con le parole, con le immagini mentali, certo, seguendo i principi psicologici e le linee guida di scrittura che conosciamo, ma con l'obiettivo ultimo di far provare qualcosa alle persone, di farle emozionare di farle ridere di rassicurarli un attimo prima dell'acquisto o far assaporare loro quello che verrà dopo l'acquisto secondo questa visione appunto io mi sono presentata qua con uno spiccio apparentemente autoreferenziale, ma se voi avete provato qualcosa mentre lo raccontavo vuol dire che le oltre venti fra principi psicologici e regole di copie che ho applicato in questo speech hanno funzionato.
Il codice ma non si vede è questa la magia del kopi.
Io so che questi dieci minuti verranno caricati sull'eterna, quindi vi invito e vi sfido a rivederli e a trovare tutte queste voci che vi ho indicato qua all'interno dello dello spiccio potete approfondire una ad una sul mio corso breathing but e seguendomi.
Insomma sul mio profilo cercasi punto c io penso di aver finito qua sopra qua sul palco oggi, ma penso che li' sotto ho ancora cominciato, penso ho appena cominciato.
Scusate penso che lo abbiamo fatto tutti noi che ci ritroviamo qua oggi penso che siamo qui per trovare e affermare la nostra visione al mondo e io sono grata per aver avuto la possibilità di farlo su un palco e di farlo con voi.
Grazie a tutti
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