Le emoji oggi giorno sostituiscono le vecchie emoticon, diventando così parte integrante della comunicazione, tant’è che è facile vederle all’interno delle campagne di marketing. Tuttavia il loro vero significato potrebbe non essere così ovvio come sembra, in quanto può variare a seconda del contesto e delle differenze culturali e geografiche, che possono influenzare in modo positivo o negativo il significato attribuito alle Emoji.
Ad esempio, l’Emoji dell’ “okay” 👌🏼 indica prosperità e ricchezza nella cultura Giapponese, ma in alcuni Paesi del mediterraneo e in Medio Oriente è considerato un gesto offensivo. Così come il “pollice in su” 👍🏻 , che in Iran e in Iraq simboleggiano è associato al “fare il dito medio” a qualcuno.
Senza dubbio, le Emoji si utilizzano per conferire un tono emotivo ed espressivo alla comunicazione scritta. Come abbiamo visto, conoscere il contesto culturale è imprescindibile per farne buon uso ed evitare errori di comunicazione.
In questo articolo vedremo alcuni interessanti casi d’uso, esempi e dati statistici riguardo all’utilizzo delle emoji all’interno di social, mail, notifiche e advertising.
Ma prima… come nascono le Emoji?
Brevissima storia delle Emoji
Le emoji nascono negli anni ’90: c’è chi sostiene che la loro ideazione appartiene a Shigetaka Kurita, dipendente di Docomo (azienda di telecomunicazioni giapponese), mentre altri confermano che la loro nascita è dovuta all’ operatore telefonico giapponese J-Phone.
Ciò che sappiamo è che le Emoji realizzate da Shigetaka erano basate su una serie di 176 pittogrammi basati su manga, segnali stradali e caratteri cinesi. Il set originale, realizzato su griglia da 12×12 px, è situato oggi al Museum of Modern Art di New York.
Tuttavia la vera svolta si è verificata nel 2008, quando il CEO di Softbank ha convinto Apple ad introdurre le emoji sull’iPhone. Da allora, le emoji sono diventate parte integrante della comunicazione digitale (e di Learnn! 😎).
L’importanza delle emoji: 4 esempi
Perché usare le emoji nel marketing? La risposta è individuabile nel motivo stesso per cui sono nate. L’autore del libro “The Emoji Code” Vivyan Evans descrive le emoji come “un sistema comunicativo basato sulla modalità visiva, che ha successo perché negli uomini questa modalità è dominante.”
Dunque le emoji sono l’elemento visivo, la comunicazione non verbale che arricchisce il testo, conferendogli un certo tone of voice, rendendo chiaro qual è l’intenzione comunicativa di chi si sta esprimendo e aumentando l’engagement del contenuto stesso.
Ma scendiamo nel dettaglio e vediamo i principali motivi per cui è importante utilizzare le emoji all’interno del tuo marketing e della tua comunicazione.
1. Umanizzano il brand
Quando il pubblico sviluppa fiducia in un brand, allora è più propenso a raccomandarlo ad altri e a diventare suo sostenitore a lungo termine.
Le emoji nella comunicazione social, nelle chat e nelle mail, infatti, aggiungono personalità e narrabilità al marchio, umanizzandolo e rendendolo adatto a costruire un legame con il pubblico.
Caso studio: Goldman Sachs
Un esempio è la banca d’investimento Goldman Sachs che, nonostante non dia una percezione giovanile, è riuscita ad attirare un pubblico più giovane raccontando via Twitter una storia composta quasi esclusivamente da emoji.
Anche all’interno di Learnn, le emoji sono un elemento che contraddistingue il nostro brand sono proprio le emoji: quelle di Apple, per intenderci. Infatti, le puoi riscontrare in ogni sezione del sito: dalla home fino alla pagina dei Tools, dalle email fino alle copertine degli articoli di blog.
2. Coinvolgono il pubblico
Le emoji, se usate correttamente, possono aumentare enormemente il coinvolgimento del pubblico per il brand, al punto tale da impegnarsi nel compiere un’azione, come la condivisione di un tweet o l’ordinazione di una pizza, ma anche nell’incremento dell’open rate di una mail di una newsletter.
Vedremo questo dato tra poco.
Caso studio: BudLight
Ad esempio BudLight, azienda produttrice di birra statunitense, per il Giorno dell’Indipendenza ha pubblicato un tweet della bandiera degli Stati Uniti realizzata solo con l’uso delle emoji di bandiere americane 🇺🇸, boccali di birra 🍻 e fuochi d’artificio 🎆, generando un’assurda viralità con oltre 100.000 retweet e +80.000 mi piace.
Caso studio: Domino’s Pizza
Questo modo di comunicare viene definito Emoji Art: anche Domino’sPizza ne ha fatto uso nei suoi tweet, andando a costruire un’enorme fetta di pizza con tante emoji di pizze impilate una sopra l’altra 🍕.
Era il 2015, quando Domino’s Pizza pubblicò il tweet qui sopra raffigurato, con il quale diede via ad una campagna promozionale che consentì di ordinare una pizza:
- inviando un messaggio con l’emoji della pizza Domino’s Pizza stesso;
- twittando l’emoji della pizza, o con gli hashtag #emojiordering #orderpizzawithatweet.
3. Rompono le barriere linguistiche
Essendo un linguaggio universale, chiunque può comprendere le emoji e il messaggio che vogliono trasmettere. In situazioni in cui si hanno caratteri limitati a disposizione – come l’oggetto delle mail, i tweet, le notifiche push – le emoji rinforzano il contesto con emozioni, aggiungendo profondità e significato alle parole utilizzate.
È importante ribadire che ogni cultura attribuisce un significato differente alle emoji, per cui è importante conoscere bene questi aspetti. Ad esempio:
- il limone 🍋 è simbolo di gelosia in Cina;
- la mano “a pigna” 🤌 rappresenta il tipo gesto italiano di chi vuol comunicare “Ma cosa vuoi? Ma che dici?”, ma in Cina si usa per chiedere denaro a qualcuno, mentre in Medio Oriente è un invito a mantenere la calma e la pazienza;
- l’emoji che ride 😂 nei paesi orientali simboleggia il dolore;
- l’emoji sorridente 🙂 in Cina si usa in segno di disprezzo e diffidenza.
Caso studio: McDonald’s
Un esempio di tweet è quello di McDonald’s, che unisce il cerchio nero (Oreo) ⚫ con un trifoglio (Menta) ☘️ per dire quanto è buono il nuovo McFlurry Shamrock al gusto Oreo e Menta. Semplice quanto intuitivo!
Emoji marketing: statistiche e casi d’uso
Vediamo adesso alcuni dati statistici di marketing sull’utilizzo dell’emoji all’interno dei più diffusi metodi di comunicazione: i social, le mail e le notifiche push.
Social media
Nei social, le emoticon sono essenziali per attirare l’attenzione del pubblico in una piattaforma così affollata: aiutano a rendere accattivanti e memorabili i post, oltre che a trasmettere il tone of voice aziendale, dunque la personalità del brand. Servono a incoraggiare la community a compiere un’azione, quindi a coinvolgerla.
Se analizziamo qualche dato, preso in prestito da questo articolo di HubSpot sulle emoji, possiamo vedere come:
- inserire una emoji all’interno di un Tweet può aumentare l’engagement del 25% rispetto ai messaggi senza emoji;
- nei post di Facebook, le emoji possono aumentarne le condivisioni del 33% e le interazioni del 57%;
- circa il 50% di tutti i commenti e didascalie Instagram contengono emoji.
Caso studio: Learnn
Osserva e leggi il carosello qui sotto.
Noti come utilizziamo le emoji all’interno del contenuto? In questo caso servono a contestualizzare l’argomento di ogni slide:
- La copertina parla di corsi per l’estate, dunque abbiamo usato l’emoji dell’aereo 🛩️;
- Il corso di fotografia con smartphone utilizza l’emoji dell’iPhone 📱;
- Il corso di video editing mostra l’emoji del ciak 🎬.
Nella didascalia, invece, sproniamo l’utente a lasciare un commento, non solo con una domanda e la CTA “Scrivicelo nei commenti”, ma anche con l’emoji dell’indice rivolto in basso 👇, come a voler indicare di andare nel box commenti.
E-mail marketing
L’email resta uno dei canali migliori per fare marketing, ma la posta in arrivo diventa sempre più affollata a causa dell’aumento dei volumi globali di invio di email, che dal 2019 sono aumentati dell’82%. Per questo motivo l’utilizzo delle emoji aiuta ad attrarre l’attenzione dell’utente tra le decine di mail che riceve giornalmente.
Secondo uno studio del 2013 di SalesForce, il 64% delle persone apre una mail per merito del testo scritto nell’oggetto. MyClever Agency, invece, ha rilevato che i marchi che hanno implementato le emoji nell’oggetto delle mail hanno registrato un open rate del 56%.
Per questo l’utilizzo delle emoji, in rispetto del brand e dell’argomento della singola mail, possono realmente fare la differenza.
Nell’esempio qui sotto:
- Mirabilandia utilizza la ruota panoramica 🎡 per spingere l’utente ad aderire alla promozione del suo parco divertimenti;
- Il Punto utilizza un grafico 📈 che ricorda la finanza e la borsa, tema principale della sua newsletter;
- Learnn utilizza la persona davanti al computer 👩🏻💻 per ricordare che sta andando live una sessione di Q&A sulla sua piattaforma.
Uno studio interessante condotto da ReturnPath nel 2018 dimostra come il tasso di apertura delle mail aumenti del 3-4% quando si verificano queste due situazioni:
- la e-mail viene inviata durante una festività;
- l’emoji utilizzata rispecchia il contenuto dell’e-mail.
Ad esempio, l’open rate di una campagna promozionale di capodanno senza emoji è mediamente del 18%, ma quando nelle righe dell’oggetto viene inclusa l’emoji di una bottiglia di champagne 🍾 o quella dei coriandoli 🎊, il tasso di apertura medio sale al 22%.
Ugualmente per San Valentino, le emoji “che baciano” 💋😚😘 portano l’open rate al 22-24%.
Dai grafici, inoltre, è possibile osservare due dati interessanti:
- anche se in tema, alcune emoji non risultano rilevanti per l’utente, come i calici che brindano 🥂o l’orologio che segna la mezzanotte di capodanno 🕛;
- l’uso delle emoji nell’oggetto mail aumenta il tasso di reclamo degli utenti.
Questo dimostra l’importanza di:
- fare A/B testing anche tra le emoji e di rispecchiare il target a cui ci si rivolge. Uno studio americano su 1000 persone ha analizzato che il 68% dei millennial accoglie positivamente l’emoji, rispetto al 37% dei over 65. Ciò non significa di abbandonare l’emoji ma di adattarle al target, per esempio usare un volto anziano piuttosto che giovanile per una persona adulta;
- controllare accuratamente che la disiscrizione degli utenti sia in regola per evitare reclami. Infatti arrivare con la mail per errore (e per qualunque motivo) a chi si è disiscritto è un modo per farsi notare tanto quanto indurli a fare un reclamo per la disiscrizione non avvenuta;
- non abusare delle emoji, altrimenti il rischio è che l’e-mail finisca nello spam!
Caso studio: LeanPlum.com
Anche lo studio condotto da LeanPlum si avvicina a questi dati: realizzato tra il 2017 e il 2018 su una base dati di 300 milioni di messaggi mobile (mail e notifiche push), tale studio registra un aumento dell’open rate dal 9.67% delle mail senza emoji al 16.06% delle mail comprensive di emoji. (Grafico sotto)
Notifiche push
E di quanto è aumentato l’open rate sulle notifiche push?
Di tre volte! Ce lo conferma il medesimo report di LeanPlum: una notifica con emoji viene aperta del 7.66% in più rispetto ad una notifica che non ne ha!
Ma c’è di più: l’uso delle emoji all’interno di tutta l’esperienza di messaggistica di un’app registra un -26% in meno di disinstallazioni rispetto alle app che non lo fanno.
Ciò si traduce in un maggiore coinvolgimento che può portare ad un conversion rate più elevato.
Caso studio: Duolingo
Riguardo alle notifiche push con emoji, Duolingo sa il fatto suo. Ogni giorno invia dei promemoria per ricordare di svolgere la lezione del giorno, aggiornamenti di classifica e incitamento a raggiungerne la vetta.
Inoltre, se non si utilizza l’app per un po’ di tempo, Duolingo “manda in scena” la sua mascotte Duo con messaggi e trigger psicologici legati all’emotività, come “Mi manchi tanto”.
In sostanza, l’aggiunta di emoji alle notifiche attira l’attenzione dell’utente, motivandolo a continuare ad utilizzare l’app.
4 ulteriori esempi di Emoji Marketing
Vediamo adesso altri 4 esempi di applicazione dell’emoji marketing in Taco Bell, Chevrolet, Neflix e il lancio del film Deadpool.
La petizione di Taco Bell
Taco Bell, catena di fast food statunitense, nel 2014 ha presentato una petizione all’Unicode Consortium per convincerli a creare una emoji sul taco.
La petizione includeva il messaggio “Perché gli amanti della pizza e degli hamburger hanno una emoji, ma gli amanti dei tacos no?”.
Per farlo hanno venduto t-shirt promozionali con stampato sopra l’emoji di un taco. La campagna ha ottenuto 33.000 firme e, alla fine, l’emoji del taco è stata introdotta a giugno 2015!
Il messaggio in codice emoji di Chevrolet
La casa automobilistica Chevrolet, per il lancio del nuovo modello Cruze del 2015, ha utilizzato un comunicato stampa particolare: tutto il corpo del messaggio era scritto solo con emoji.
Data la difficoltà richiesta per decifrarlo, il brand ha anche realizzato una serie di video YouTube che avevano il compito di spiegare il contenuto del comunicato stampa.
La promozione geniale del film Deadpool
A Los Angeles, per la promozione del primo film di Deadpool sono state utilizzate le emoji per comporre il nome del personaggio di casa Marvel:
💀(Dead) + 💩 (Poo) + L = Deadpool
Il cartellone è incredibilmente potente in quanto usa la semplicità delle emoji per far riflettere sul contenuto del messaggio e imprimere il messaggio nella mente, una volta decifrato, grazie alla reazione di stupore.
Inoltre il cartellone ha attirato l’attenzione del comico Patton Oswalt, che tramite un tweet di complimenti ai creatori dell’annuncio, ha aiutato a diffondere e a rendere virale la campagna promozionale.
Netflix Emoji Quiz
Per il World Emoji Day del 2018, Netflix ha pubblicato un quiz su Twitter in cui utilizzava le Emoji come strumento per comporre il titolo di serie tv e film presenti in piattaforma.
10 consigli utili su come usare le emoji nel marketing
- Prima di usare un’emoji, assicurati di conoscerne il significato e il contesto d’uso. Familiarizza con i diversi significati delle emoji verificandoli su fonti come Emojiall o Emojipedia per evitare fraintendimenti.
- Le emoji dovrebbero integrarsi fluidamente nel testo e non essere inserite in modo forzato. Mantieni il tono di voce del tuo brand, assicurandoti che siano in linea con l’immagine e i valori dell’azienda.
- Non esagerare con le emoji. Un uso eccessivo può stancare o infastidire il pubblico. Limita il numero di emoji a tre o quattro per evitare di sovraccaricare il messaggio.
- Studia quali emoji utilizza il tuo pubblico e cerca di imitarli per creare un senso di affinità e familiarità. Valuta se il tuo pubblico apprezza le emoji o le considera poco professionali, considerando la fascia di età e le abitudini comunicative del tuo target.
- Tieni conto della piattaforma su cui pubblichi. Alcune emoji sono più popolari su certe piattaforme rispetto ad altre.
- Assicurati che le emoji utilizzate siano coerenti con il messaggio che vuoi trasmettere e appropriate per il tuo target. Utilizza le emoji solo quando sono pertinenti e rafforzano il messaggio, evitando di inserirle solo perché sembrano carine.
- Ricorda che le emoji possono influire sull’accessibilità dei tuoi contenuti. Gli screen reader leggono le emoji letteralmente, il che può compromettere la comprensione del messaggio.
- Usa le emoji con parsimonia nelle email per evitare che vengano bloccate dai filtri antispam. Inserisci un’emoji solo se migliora effettivamente l’oggetto della tua mail.
- Evita le emoji in contesti seri o delicati, usale solo se realmente necessario.
- Assicurati che abbiano senso nel contesto dell’annuncio e dell’e-Commerce.
- Utilizza emoji che possono essere associate al tuo marchio o ai tuoi prodotti per rafforzare il legame con il brand.
Conclusioni
Siamo giunti alla fine di questo articolo in cui abbiamo visto un sacco di esempi di emoji marketing: come puoi intuire, il loro utilizzo più disparato può portare a ottimi risultati di viralità, di open rate e di conversioni, ma è necessario comprendere bene il target, fare A/B testing e analizzare i dati per saper comunicare al meglio tramite le emoji.
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