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Come si lancia un nuovo prodotto? | Learnn #10

Sai come funziona un lancio? Ti spieghiamo passo passo come abbiamo realizzato il lancio di un nuovo prodotto segreto.
Come si lancia un prodotto? | Learnn #10

Cosa vedremo in questo articolo

Oggi, dopo tre anni e mezzo dal primo lancio di Learnn, quel lancio che ha dato vita a questo progetto, che ormai non è più solo un progetto, è un’azienda.

Dopo tre anni e mezzo oggi abbiamo annunciato il lancio di un nuovo prodotto chiamato prodotto X.

Chiaramente è un nome in codice, e il prodotto avrà un nome migliore quando effettivamente lo lanceremo, cioè il 13 marzo 2024.

Oggi voglio raccontarvi un po’ il dietro le quinte di questo lancio, alcune strategie che noi utilizziamo e che abbiamo già utilizzato in passato e che potenzialmente potete utilizzare anche voi, e perché effettivamente stiamo lanciando qualcosa di nuovo.

Non vi racconterò che cos’è questo prodotto vero e proprio perché lo scoprirete quando lo lanceremo.

Il lancio di un prodotto

Quello che dico molto spesso è che un lancio di solito è composto in multiple fasi:

  1. Pre pre-lancio
  2. Pre-lancio
  3. Lancio
  4. Post lancio

Chiaramente ognuno può decidere come utilizzare queste fasi: ci può essere un lancio che è composto da un pre pre-lancio che è basato completamente sulla curiosità.

Può esserci il pre-lancio, che invece può durare anche fino a trenta giorni e vuole dare tutte quelle informazioni sul proprio prodotto per poi, quando si apre il lancio, spingere l’utente ad acquistare in un tempo specifico.

      Oppure si può fare come stiamo facendo noi: abbiamo usato il pre pre-lancio per tutta la parte di user research, per la parte di survey e user interview per capire e validare effettivamente l’idea.

      E io dico molto spesso che la validazione viene troppo spesso confusa. Si pensa che ci sia un’unica forma di validazione: quella del prodotto intero, anche compreso il business model.

      Io invece penso che sia fallimentare questa visione, in quanto per me ci sono tre forme diverse di validazione:

      1. la validazione dell’idea;
      2. la validazione del prodotto;
      3. la validazione del business model.

      E secondo me è importante staccarle, anche se effettivamente si possono validare più cose contemporaneamente.

      Ma è importante staccarle perché si rischia altrimenti di partire troppo lenti, ovvero si va a sviluppare il prodotto, quindi nella parte di validazione del prodotto prima ancora di avere validato l’idea, e tu potevi capire che quell’idea fosse sbagliata, magari sei mesi prima.

      Tutti quanti partono con “Devo sviluppare un’app per validare la mia idea, altrimenti gli utili cosa toccano con mano?”.

      L’app è lo strumento, il prodotto è il contenuto

      Ma l’utente, ricordiamoci sempre, che qualsiasi app che tu vedi non è mai il prodotto vero e proprio: l’app è lo strumento.

      Il prodotto vero e proprio – che dovremmo vederlo più come qualcosa che genera valore per l’utente finale – è quello che c’è dentro l’app.

      Quindi potrebbe essere un videogioco. Molto spesso se un videogioco è incredibile, tu puoi effettivamente validarlo con un sito.

      È chiaro che l’app ti permetterà di scalare e avere molti più utenti che ce l’hanno in mano, ma ricordati che tu all’inizio non stai parlando al mercato mondiale.

      Tu stai parlando agli early adopter, cioè quegli utenti che hanno un problema così sentito da cercare attivamente la soluzione che tu vuoi effettivamente creare.

      La validazione dell’idea

      Ricordati che all’inizio tu devi soltanto validare che la tua idea di soluzione effettivamente incontri abbastanza persone che abbiano quel problema.

      È questa la validazione dell’idea, e ti posso garantire che puoi validarla senza un’app, senza un e-commerce e senza un sacco di cose.

      Questo è importante farlo inizialmente: noi abbiamo usato questa strategia per Learnn già tre anni e mezzo fa, di cui ne abbiamo parlato in modo molto approfondito nell’articolo su come lanciare un progetto da zero e validare l’idea.

      Ma quando noi lo abbiamo fatto dovevamo validare l’intera azienda, in un certo senso.

      Però non sempre è una cosa che si deve fare per validare l’intera azienda, ma anche quando c’è il bisogno di rilanciare una feature o un nuovo prodotto.

      È qui che si crea il vero valore: il lancio di un prodotto, anche soltanto il lancio del Black Friday, deve sempre seguire delle metodologie specifiche.

      Siamo tutti d’accordo che se il prodotto fa schifo, non c’è nessuna strategia di lancio che potrà renderlo incredibile.

      Ma dando per scontato che il prodotto sia qualitativo e che ci sia stata una ricerca fatta dietro una user interview, allora la metodologia di lancio ti posso garantire che fa una differenza incredibile.

      Il pre-lancio del nuovo prodotto X di Learnn

      E noi ora siamo arrivati qua. Abbiamo annunciato il pre-lancio di Learn, che è esattamente otto giorni prima, nel nostro caso, al lancio vero e proprio.

      Questo nostro pre-lancio non si basa sul “Ti do tutte le informazioni del prodotto per fartelo comprare quando uscirà”, ma si basa invece sulla parte di curiosità, la parte di hype.

      Come lo facciamo?

      Te lo faccio vedere fra pochissimo, ma prima voglio spiegarti perché effettivamente noi dobbiamo creare un nuovo prodotto. Che cosa vuol dire un nuovo prodotto?

      Noi utilizziamo il concetto di nuovo prodotto perché abbiamo sempre visto fin dal giorno 1 in cui abbiamo lanciato Learnn, che chiunque ha parlato con me ha sempre detto che “la nostra visione sulla formazione on-demand è quello che erano le scarpe da corsa per Blue Ribbon, o è quello che erano i libri per Cadabra”.

      Blue Ribbon è il primo nome che ha avuto Nike. All’epoca Nike vendeva scarpe da corsa e si chiamava Blue Ribbons. Non era l’incredibile azienda di oggi che vende non so quante tipologie diverse di prodotti.

      Cadabra era Amazon, che ha cambiato il nome: volevano chiamarla anche Relentless.com, ma alla fine l’hanno chiamata Amazon perché rappresentava la biodiversità nel fiume dell’Amazzonia, che era quello che volevano rappresentare con un marketplace con tantissimi prodotti dentro.

      Allo stesso modo, Learnn ha questa visione per cui la formazione on demand era il primo tassello.

      Perché tra tutti i tasselli che noi potevamo avere abbiamo scelto questo come primo?

      Perché era quello che rappresentava di più la nostra visione, ovvero che a parità di idee, di capitale, la vera differenza la fa l’esecuzione del proprio team.

      E quindi noi abbiamo sempre saputo che la cosa più difficile, quando avevamo l’idea, non era trovare capitale o la tecnologia, ma erano le persone che ti permettevano di realizzarla. Non solo il team, ma anche gli utenti.

      La visione di Learnn

      Ci siamo detti che se sapevamo questo, dovevamo radunare il più grande pool di persone di professionisti e professioniste in Italia.

      Non abbiamo detto “Vogliamo cambiare il mondo”, ma “Vogliamo cambiare l’Italia”.

      Hai sempre in tempo una volta che sei riuscito ad avere un grandissimo impatto sull’Italia, se ce la fai – che è già una cosa difficilissima – a scalarlo per altre cose.

      Ed è esattamente così: Learnn ci ha messo tre anni e mezzo per raggiungere, secondo me, una buona qualità, con 148.000 utenti e migliaia di aziende che si formano su Learnn.

      Non siamo minimamente ancora al 100% di quello che può fare la formazione on demand, ma sappiamo ora che abbiamo abbastanza risorse per poter realizzare nuovi prodotti sempre complementari alla nostra visione di digitalizzare l’Italia.

      Questa è un po’ la nostra visione, e per farlo dovevamo aspettare il momento giusto. Per noi questo è il momento giusto.

      È probabile che, come ci abbiamo messo tre anni e mezzo per realizzare il primo prodotto, potenzialmente nei prossimi tre anni e mezzo, realizzeremo quattro nuovi prodotti. Questo è il primo, il prodotto X.

      E questo per noi è molto importante da capire, per capire dove stiamo andando e cosa vogliamo fare, sempre con la massima attenzione alla nostra missione, e soprattutto nel modellare questa visione sul valore che generiamo per l’utente finale, che è sempre il nostro goal.

      Il ruolo delle survey e user interview

      Per farlo parliamo costantemente con i nostri utenti: è stato proprio da loro, da queste conversazioni, che abbiamo capito quali fossero le esigenze del mercato e come noi lo volessimo fare in maniera differente rispetto alle soluzioni che erano già sul mercato oggi.

      Lo abbiamo fatto non soltanto con sondaggi, ma anche con user interviews, parlando con decine e decine di utenti e di aziende.

      Può sembrare banale, ma l’idea per il nuovo prodotto di Learnn è nata parlando principalmente con il target B2B.

      Una user interview, in questo caso, per noi era parlare nelle chiamate di vendita: quando le aziende prenotavano chiamate per acquistare abbonamenti di Learnn, quelle erano per noi delle user interviews utili per capire quali fossero le loro esigenze.

        Esempi di prodotti Learnn

        Un esempio di prodotto che abbiamo creato è quello per il B2B: Learnn nasce come prodotto B2C, ma da questo abbiamo poi creato una versione B2B perché gli utenti B2C erano anche capi di aziende di team che volevano estendere Learnn per i loro team.

        Ed è così che abbiamo creato vari prodotti. Per farvi un esempio di quello di cui sto parlando, se noi andiamo all’interno della nostra piattaforma di Learnn, anche il cambiamento della barra laterale è stato fatto in quest’ottica.

        Vogliamo fare in modo che tutte le sezioni siano prodotti differenti, ovvero il prodotto Learnn, il prodotto Team per il B2B, le risorse.

        Community

        La community è una specie di prodotto di come noi siamo abituati a creare prodotti: mentre il resto è qualcosa che noi abbiamo realizzato internamente con il nostro team di sviluppo, la community è un tool esterno che noi paghiamo e abbiamo inserito all’interno della nostra piattaforma, del nostro stack tecnologico.

        Screenshot della community di Learnn all'interno della piattaforma

        Così facendo noi paghiamo il tool 3000 € l’anno, ma in questo modo siamo in grado con solo questo investimento di testare e verificare tantissime funzionalità, per poi sviluppare internamente soltanto ciò che funziona e che viene effettivamente usato.

        3000 € possono sembrare tanti, ma in realtà sono pochissimi, in quanto sviluppare l’intera piattaforma richiederebbe un costo decisamente più elevato.

        Analisi pre-lancio del prodotto X

        Questa è una metodologia che abbiamo usato anche per il prodotto che effettivamente uscirà tra una settimana, che si basa in parte su un tool esterno per rendere disponibile un servizio che è molto diverso dall’on demand, che è qualcosa che abbiamo avuto fino ad adesso.

        E infatti se noi adesso pensiamo al lancio che stiamo per fare, è comparsa oggi una nuova tab che si chiama ” X “.

        Pre-lancio del prodotto X di Learnn

        Se ci clicchiamo sopra viene fuori esattamente la base di tutto il nostro lancio, ovvero questo discorso di dirti “Learnn X” – non si chiamerà Learnn X anche se la X c’entra molto – e c’è un conto alla rovescia con una descrizione.

        In questa descrizione spiego esattamente quello che vi ho spiegato fino ad ora, ma in maniera molto più più breve, soprattutto mettiamo in risalto che il 13 marzo uscirà qualcosa di nuovo.

        Ci sono degli indizi, come il fatto che il social X (ex Twitter) di Elon Musk non c’entra niente. Non c’è neanche un form, in quanto tutto è stato fatto apposta per la nostra community.

        Ma oltre a raccontarlo così abbiamo inviato esattamente questo testo per email e pubblicato un post Linkedin sulla mia pagina, in cui ho spiegato un po’ quello che vi sto raccontando.

        In 5 ore, il post ha ricevuto 23.000 views e decine di commenti: il nostro scopo era proprio questo, quello di amplificare il lancio e creare hype attorno al nuovo prodotto per radunare l’attenzione.

        Alla fine quando si parla di un lancio di prodotto, in questo caso, il nostro scopo non è di venderlo al lancio, ma di attirare l’attenzione del mercato perché questo prodotto secondo noi è stato basato su dei problemi che esistono nel mercato.

        È chiaro che il termine “mercato” in sé non vuol dire niente: per noi sono professionisti, professioniste e aziende che già magari realizzano corsi con noi ma che desiderano un servizio completamente differente rispetto quello che era Learnn. 

        Learnn, l’abbiamo sempre detto, per noi è il palcoscenico di grandi professionisti e grandi professioniste che sono troppo impegnati per parlare, per fare marketing, per fare contenuti, ma hanno dedicato tutto il loro tempo a sperimentare, a eseguire, a fare tanto altro.

        E noi vogliamo avere questo come scopo: essere il palcoscenico di una platea che oggi ha 150.000 professionisti e professioniste italiane.

        Domani magari lo sarà di un milione, e speriamo che lo sia. Vuol dire che il palcoscenico diventa sempre più grande e che possiamo accedere a sempre più professionisti che potranno realizzare corsi con noi – e dal 13 marzo in poi non solo – per effettivamente portare la digitalizzazione dell’Italia, non per sostituire ciò che non è digitale ma per amplificare tutte le eccellenze e delle menti che abbiamo in italia.

        Trovare creare la soluzione al problema

        Quindi, per fare un recap, Learnn ha uno scopo e sappiamo benissimo qual è il nostro scopo. Pensiamo che ci siano tanti modi differenti per raggiungerlo, ma non un unico modo.

        Sappiamo che una forma unica, ovvero l’on demand per il nostro caso, non raggiungerà mai tutti i nostri utenti perché ogni persona impara, si forma e lavora in maniera differente e con obiettivi diversi.

        Per questo vogliamo creare prodotti che vadano in quella direzione, ascoltando costantemente quali sono le esigenze del mercato.

        Oggi lo possiamo fare più velocemente perché abbiamo tanti utenti.

        Ricordatevi però che siamo partiti senza utenti, ma ci sono infiniti modi di ottenere questo: è proprio l’andare a fare le giuste domande alle persone che possono avere il problema che noi vogliamo risolvere con la nostra soluzione, ovvero il nostro prodotto.

        Se la vediamo in questo modo, vi posso garantire che è estremamente più facile trovare effettivamente quelle community di persone che non ci conoscono, ma che saranno disponibili ad aiutarci, perché se in cambio noi troviamo e creiamo la soluzione a un loro problema sentito, vi posso garantire che faranno di tutto per aiutarvi.

        L’ho visto io quando ho raccolto 1200 sondaggi in 7 giorni per la mia tesi di laurea, soltanto perché parlavo ai giusti utenti – tra l’altro la mia tesi di laurea si basava su soft skills per espatriati all’estero – e dove ho trovato gli espatriati all’estero?

        All’interno di community facebook di italiani all’estero: ero entrato in 330 community e ho avuto 1200 risposte in una settimana. Ne avrei potuto ottenere 5-10 mila se avessi continuato, ma mi bastavano quelle e l’ho fatto a costo zero senza essere conosciuto da nessuno.

          E questo come lo faccio io, lo può fare chiunque, potenzialmente.

          Ma è importante chiaramente avere ben chiaro come chiedere qualcosa e soprattutto come mostrare il fatto che stiamo per trovare potenzialmente una soluzione a un problema sentito delle persone.

          Provare, sbagliare, imparare

          E in questo caso, come stavo dicendo, una volta che noi troviamo potenzialmente una soluzione per un problema sentito che crediamo che non ci sia il mercato, vogliamo testarlo nella maniera più veloce possibile.

          E su questo punto voglio veramente dire che in questi giorni io sono distrutto fisicamente. Sono giorni e giorni che mi alzo prestissimo e lavoro 12, 13, 14 ore al giorno.

          Ma sono anche dei giorni di cui vado incredibilmente fiero per il fatto che mi sento privilegiato a poter lavorare su queste cose, a poter vedere queste cose, anche se saranno un fallimento totale.

          Sarà bello perché potrò dire che è stata nostra responsabilità di aver visto tutte queste fasi della creazione di un prodotto, del lancio, del scoprire cose nuove.

          Penso che ogni volta che sbagliamo ci insegni tantissimo quell’errore specifico, ma mi sento ancora più privilegiato per le persone con cui lavoro.

          Il team di Learnn è composto da persone incredibili con cui ultimamente sto trovando ancora più piacere a lavorare anche per il fatto di come io magari modifico il modo in cui mi approccio al team, visto che anche io sto imparando tutto man mano che lo faccio.

          Siamo tutti quanti un po’ un “work in progress”.

          Nessuno di noi è arrivato nel nostro team e probabilmente, anche se lo siamo, non ci saremo mai. Non ci sentiremo mai arrivati ed è la ragione per cui siamo tutti quanti parte di questo progetto.

          E abbiamo così tante persone che ci seguono, che si sentono in questo modo e persone che vi posso garantire che sono arrivate molto più di me.

          Sono persone che fanno parte di questo progetto perché vedono quella scintilla che abbiamo tutti quanti negli occhi quando vogliamo creare qualcosa che veramente sia per gli altri.