In questo articolo

Blog » Finanza » Elementi di Macroeconomia: 7 concetti base da conoscere

Elementi di Macroeconomia: 7 concetti base da conoscere

ETF, inflazione, spread: ecco alcuni elementi di macroeconomia da conoscere se vuoi imparare a costruire un portafoglio di investimenti.
Elementi di Macroeconomia: 7 concetti base da conoscere

Cosa vedremo in questo articolo

La macroeconomia è quella branca dell’economia che studia i fenomeni economici su larga scala, analizzando come le nazioni allocano le risorse disponibili per massimizzare la produzione e garantire una distribuzione equilibrata della ricchezza.

Comprendere gli elementi di macroeconomia base non solo aiuta a interpretare le politiche governative e le notizie economiche, ma fornisce anche gli strumenti per fare scelte informate nella vita quotidiana, dalle decisioni di investimento all’interpretazione delle variazioni del mercato del lavoro.

Vediamo 7 concetti fondamentali della macroeconomia da conoscere.

    1. Prodotto Interno Lordo (PIL)

    Il PIL è un indicatore cruciale che mostra la salute economica di una nazione: un PIL in crescita suggerisce un’economia in espansione, mentre un PIL in calo indica una possibile recessione.

    Tuttavia, la crescita del PIL non è sempre sinonimo di benessere per i cittadini se non è accompagnata da una distribuzione equa della ricchezza.

    Macroeconomia elementi di base: PIL è un termine da conoscere assolutamente

    PIL nominale vs PIL reale

    Mentre il PIL nominale viene misurato ai prezzi correnti di mercato, il PIL reale è aggiustato per l’inflazione, offrendo una misura più precisa della crescita economica.

    Il PIL reale mostra quanto l’economia di un paese sia effettivamente cresciuta o decresciuta, eliminando l’effetto dei cambiamenti nei prezzi (Articolo 1).

    Influenza del PIL sulla crescita economica di un paese

    Il PIL influisce direttamente sulla percezione della stabilità e della prosperità di una nazione.

    Un PIL in crescita suggerisce un’economia in espansione, capace di generare più occupazione e maggior benessere, mentre un PIL in calo segnala problemi come diminuzione della produzione o recessione economica, influenzando negativamente la fiducia degli investitori e dei consumatori.

    2. Inflazione e Deflazione

    L’inflazione è l’aumento generale e sostenuto dei prezzi dei beni e servizi in un’economia, che si traduce in una diminuzione del potere d’acquisto della moneta.

    Viene misurata attraverso l’indice dei prezzi al consumo (IPC), che traccia il costo di un paniere standard di beni e servizi nel tempo.

    Grafico sull'andamento dell'inflazione in Italia, dal 2019 al 2024 - Fonte: Rivaluta.it
    Grafico sull’andamento dell’inflazione in Italia, dal 2019 al 2024 – Fonte: Rivaluta.it

    Grafico inflazione Italia da Gennaio 2019 a Febbraio 2024 – Fonte: Rivaluta.it

    Impatti economici e sociali dell’inflazione

    L’inflazione può stimolare la spesa dei consumatori nel breve termine, ma se non controllata, può erodere il potere d’acquisto, ridurre il risparmio e influenzare negativamente gli investimenti.

    Alti livelli di inflazione possono portare a instabilità economica, con impatti severi sulle classi a basso reddito che vedono diminuire drasticamente la loro capacità di spesa.

    Inflazione da domanda e da costi

    L’inflazione può essere classificata in inflazione da domanda e da costi:

    • Inflazione da domanda → Si verifica quando l’aumento della spesa supera la capacità dell’economia di produrre beni, portando a un rialzo dei prezzi.
    • Inflazione da costi → merge quando i costi di produzione aumentano indipendentemente dalla domanda.

    Deflazione: significato, cause e conseguenze

    La deflazione, il processo opposto all’inflazione, si verifica quando i prezzi dei beni e servizi diminuiscono.

    Nonostante possa sembrare positiva a breve termine, la deflazione può portare a un circolo vizioso di riduzione della produzione, aumento della disoccupazione e ulteriore calo dei prezzi, portando a lungo termine a una stagnazione economica difficile da invertire.

    3. Disoccupazione

    La disoccupazione è un indicatore chiave della salute economica, in quanto misura la percentuale di lavoratori che non sono impiegati e stanno cercando attivamente lavoro.

    Un alto tasso di disoccupazione indica una mancanza di domanda di lavoro, che può ridurre il consumo e l’investimento, causando problemi sociali come l’aumento della povertà e delle tensioni sociali.

    Questo, a sua volta, può portare a una riduzione della produzione economica complessiva e influenzare negativamente la crescita del PIL.

    Tipologie di disoccupazione

    La disoccupazione si manifesta in diverse forme, ognuna con cause e caratteristiche specifiche:

    • Disoccupazione frizionale → Si verifica quando le persone cambiano lavoro e ci vuole del tempo per trovare una nuova occupazione.
    • Disoccupazione strutturale → È il risultato di cambiamenti più profondi nell’economia, come l’evoluzione tecnologica o i cambiamenti nelle industrie dominanti, che rendono obsolete certe competenze lavorative.
    • Disoccupazione ciclica → È collegata alle fluttuazioni dell’economia; aumenta durante i periodi di recessione e diminuisce in quelli di boom economico.

    4. Debito pubblico

    Il debito pubblico è il totale dei prestiti che un governo ha contratto per finanziare le sue spese che superano le entrate.

    Si accumula quando uno Stato emette titoli di stato o obbligazioni per coprire il deficit di bilancio, ovvero la differenza tra le entrate (principalmente tasse) e le spese.

    Gli investitori acquistano questi titoli, fornendo così liquidità al governo.

    Relazione tra debito pubblico, tasse e spese governative

    Il debito pubblico è strettamente legato alle politiche di tassazione e di spesa.

    Per finanziare il debito, un governo potrebbe dover aumentare le tasse o tagliare le spese pubbliche, decisioni che possono avere effetti diretti sull’economia e sul benessere dei cittadini.

    Un aumento delle tasse può ridurre la capacità di spesa dei consumatori, mentre un taglio alle spese può ridurre i servizi pubblici essenziali e gli investimenti infrastrutturali.

    Debito pubblico elevato: implicazioni a lungo termine

    Un elevato debito pubblico può avere implicazioni profonde e a lungo termine per un’economia.

    Se il debito continua a crescere in modo insostenibile, può minare la fiducia degli investitori e aumentare i costi di finanziamento del governo.

    Inoltre, un alto debito limita la capacità di un governo di rispondere a crisi future e può portare a una crisi finanziaria se gli investitori perdono fiducia nella capacità del governo di rimborsare il suo debito.

    Questi scenari possono richiedere misure di austerità severe, con effetti negativi sulla crescita economica e sulla qualità della vita dei cittadini.

    5. Fasi del ciclo economico

    Un ciclo economico è una serie di fasi che descrivono le fluttuazioni dell’economia di un paese nel corso del tempo, rispetto a una crescita media di lungo periodo.

    Queste fasi includono:

    1. Fase di espansione espansione → L’economia cresce oltre il suo trend a lungo termine.
    1. Fase di picco → Indica il punto massimo raggiunto dall’attività economica prima di iniziare a declinare.
    1. Fase di recessione → Segna un rallentamento dell’economia, che può culminare in una crisi se la discesa è particolarmente grave e prolungata.
    1. Fase di ripresa → Indica il periodo di crescita che segue una recessione, durante il quale l’economia ritorna al suo trend di crescita normale.
    Grafico del ciclo economico - Fonte: Fe.training
    Grafico del ciclo economico – Fonte: Fe.training

      6. Spread

      Il termine spread indica il divario tra due valori: è principalmente utilizzato per descrivere la differenza tra i tassi di interesse o i rendimenti di due asset differenti.

      In particolare, nel contesto dei titoli di stato, lo spread più comunemente riferito è quello tra i BTP italiani a dieci anni e i Bund tedeschi della stessa durata.

      Questo indicatore è visto come un misuratore della fiducia degli investitori nella stabilità finanziaria di un paese rispetto a quello che è considerato il benchmark europeo, la Germania.

      Motivi delle fluttuazioni dello spread

      Lo spread si modifica in base alla percezione del rischio associato all’investimento in un paese rispetto a un altro.

      Se gli investitori credono che il rischio di default di un paese sia aumentato, richiederanno un rendimento più elevato per compensare questo rischio maggiore. Di conseguenza, lo spread si allarga.

      Al contrario, se la fiducia nei confronti della situazione finanziaria di un paese migliora, lo spread tende a ridursi.

      Questi movimenti possono essere influenzati da fattori come la situazione politica interna, le politiche economiche adottate e la stabilità macroeconomica generale.

      Aumento dello spread: le conseguenze economiche

      • Aumento dei costi di finanziamento → Maggiore è lo spread, più elevato è il costo per lo Stato di finanziarsi sul mercato, incrementando la spesa per gli interessi.
      • Riduzione delle risorse per servizi pubblici → L’aumento dei costi di finanziamento può limitare le capacità dello Stato di fornire supporto e servizi essenziali.
      • Aumenti fiscali → Per compensare i maggiori costi di finanziamento e mantenere i servizi pubblici può essere necessario aumentare le tasse, impattando direttamente sui cittadini e le imprese.
      • Incremento del debito pubblico → Un elevato spread può contribuire all’aumento del debito pubblico, aggravando la situazione finanziaria dello Stato.
      • Finanziamenti più costosi per aziende e famiglie → L’aumento dello spread può influenzare negativamente le condizioni di credito, rendendo i finanziamenti più costosi per aziende e famiglie, a causa della traslazione dei costi maggiori sulle condizioni di credito offerte dalle banche.

      7. Exchange Traded Funds (ETF)

      Gli ETF sono fondi di investimento che combinano la praticità delle azioni con la diversificazione dei fondi passivi.

      Sono negoziati in borsa e mirano a replicare indici azionari, obbligazionari o di materie prime. Lanciati per la prima volta negli USA negli anni ’90 e disponibili in Italia dal 2002, gli ETF hanno guadagnato rapidamente popolarità grazie alla loro facilità d’uso e accessibilità.

      Infatti i vantaggi principali degli ETF sono:

      1. Semplicità e accesso diretto → Gli ETF permettono di investire direttamente in un’ampia gamma di mercati o strategie attraverso una singola transazione, replicando fedelmente la performance di un indice specifico.
      1. Trasparenza e costi ridotti → Con aggiornamenti in tempo reale del valore e una struttura che minimizza i costi di gestione, gli ETF offrono una soluzione economica per diversificare gli investimenti.
      1. Flessibilità e sicurezza → Gli ETF sono liquidi e non hanno scadenza, permettendo investimenti da molto brevi a lunghi periodi. Inoltre, il patrimonio degli ETF è protetto legalmente, aumentando la sicurezza per gli investitori.
      Esempi di ETF analizzati nel corso "Investimenti Passivi" di Marco Casario
      Esempi di ETF analizzati nel corso “Investimenti Passivi” di Marco Casario

          Impara a investire nel lungo termine

          Sei alla ricerca di corso che ti spieghi come far crescere il tuo capitale nel lungo termine?

          Il corso di Marco Casario offre una guida completa sul mondo degli investimenti passivi.

            Imparerai non solo le basi ma anche strategie avanzate come l’uso degli ETF e il rebalancing del portafoglio.

            Con lezioni interattive, esempi pratici e simulazioni, questo corso rappresenta l’opportunità ideale per chiunque (con una buona gestione delle entrate ed uscite) desideri investire con consapevolezza, riducendo i rischi e ottimizzando i rendimenti.

            Non perdere l’occasione di approfondire le tue conoscenze nel mondo degli investimenti: inizia a studiare gratis il corso di Marco Casario su Learnn.