Ascoltare il nostro desiderio di disconnessione è importante.

È un segnale che ci manda la nostra mente perché sta urlando di prendersene cura.

Il desiderio di disconnessione, però, non deve essere inteso come un desiderio di disconnettersi da tutto, ma semplicemente da disconnettersi da qualcosa per connettersi con qualcos'altro qualcosa di valore che può essere la nostra salute mentale, il nostro benessere, le nostre passioni, la, la nostra famiglia, gli amici, tutto ciò che può darci vitalità.

É bene fare una differenza tra il desiderio di disconnessione e la possibile sindrome di burnout.

Sono due cose leggermente diverse del burnout a cui dedichiamo un modulo apposito.

Il burnout implica qualcosa di diverso, un disagio psicologico molto forte che ha anche dei segnali abbastanza chiari che impattano in maniera molto significativa sulla nostra vita.

Invece il desiderio di disconnessione è qualcosa che può essere che può venire prima del burnout, per così dire, potrebbe essere ciò che ci può portare a prevenire il burnout.

Può infatti capitare che siamo noi stessi i primi a non obbedire, per così dire, al nostro desiderio di disconnessione.

E questo fa riferimento principalmente a una cultura del lavoro spesso tossica, di performativi that a tutti i costi di dare sempre il duecento percento di essere sempre presenti.

A volte siamo noi stessi a imporci e l'ho proprio perché ne va quasi del nostro valore.

Identifichiamo la il nostro valore di persona con il nostro lavoro, con i risultati che portiamo, con i soldi che guadagniamo con il tempo che passiamo in ufficio.

Ciò significa obbligarci ad andare contro le nostre esigenze, i nostri bisogni.

Obbligarci, per esempio, a rimanere oltre l'orario di lavoro per dimostrare di essere volenterosi, anche se cio' poi impatta magari sulla nostra vita privata, perché ci priva del tempo, che potremmo passare con le persone care o anche semplicemente oziando quando siamo noi a non dare ascolto al nostro desiderio.

Disconnessione.

È probabile che stiamo credendo a delle narrazioni della nostra mente riguardo al lavoro, a ciò che è giusto fare delle narrazioni riguardo alla nostra identità e via discorrendo.

Dobbiamo renderci conto che nel momento in cui avvertiamo dei del disagio personale, questa storia probabilmente non è una storia che ci appartiene.

Non viene da noi.

È una narrazione che abbiamo interiorizzato da dall'esterno, da una socia.

É stata focalizzata sulla produttività, per esempio, piuttosto che sui nostri bisogni principali essere consapevoli delle storie che ci racconta la nostra mente, se anche consapevoli del fatto che non sono nostre, che le abbiamo fatte nostre, ci può aiutare prima di tutto a prendere le distanze da queste storie, ci aiuta a non cadere in quegli errori di ragionamento che sono visibili solo nel momento in cui riusciamo a fare un piccolo passo indietro e renderci conto di quanto questa storia che ci sta la mente sia effettivamente verosimile.

Queste storie fanno riferimento spesso a degli errori di ragionamento che le alimentano.

Questi errori di ragionamento vengono chiamati Bayes, vale a dire delle scorciatoie cognitive, dei pregiudizi.

Per esempio un esempio di Baia, quindi di errore, di ragionamento, di errori logici e di errore logico.

E il cosiddetto doppio standard, per esempio.

Anche se noi sentiamo il desiderio di disconnessione è possiamo avere questo Baja nel momento in cui, vedendo un nostro collega che ha lo stesso desiderio di disconnessione, è che quindi prova lo stesso disagio che proviamo noi, magari verso questo collega possiamo pensare o possiamo direttamente dirgli di staccare, di prendersi del tempo per sé è che è giusto per la sua salute, che può essere molto più produttivo se si riposa e poi, paradossalmente, non pensiamo che noi siamo autorizzati a fare lo stesso.

È come se avessimo un atteggiamento più morbido nei confronti degli altri, è molto più rigido nei confronti di noi stessi.

Anche questo, purtroppo, fa parte di un sistema di convinzioni che interiorizza iamo dai rapporti con le persone, dalle aspettative che alcune persone possono avere nei nostri confronti, che siano datori di lavoro, che sia la società stessa, che siano anche le storie che ci raccontano i media.

Ebbene, quindi essere consapevoli sia delle storie si sia dei possibili errori di ragionamento.

Quindi già identificare qui errori di ragionamento e queste storie ci dà la consapevolezza che esistano, ci permette di capire se noi li abbiamo e quindi rende anche molto piu' facile il passo successivo, vale a dire agire in maniera diretta affinché possiamo eliminare, diciamo questi Bayes possiamo correggerli e possiamo invece raddrizzare queste convinzioni rigide e razionali verso dei ragionamenti più verosimile, più razionali, che abbiano anche beneficio nei confronti della nostra salute psicologica.

Altri esempi di Barajas, di convinzioni razionali che possono buttarti, buttarti giù e allo stesso tempo impedirti di disconnettersi da dal lavoro.

Quindi dai, dai media dalla dai mezzi di comunicazione e può essere quella, per esempio, del confronto.

Possiamo sentirci gli unici che subiscono questa pressione data dalla hyper connessione, e magari abbiamo come riferimento dei colleghi di cui pensiamo di sapere tutto, della loro vita, dei loro pensieri, le loro emozioni.

Vediamo che per formano tanto vediamo che magari a ogni messaggio che mandiamo loro rispondono in breve tempo, nonostante siano le nove di sera o sia sabato.

È questo può alimentare la convinzione che siamo noi inadeguati che il nostro desiderio di disconnessione siamo al sano, che ciò fa di noi delle persone pessime che non hanno voglia di lavorare e che di conseguenza dovremo fare qualcosa per ovviare a questo.

A questo gap dovremmo impegnarci ancora di piu' non dovremmo disconnettere, ci dovremmo dare per scontato che la l'iper connessione anche lavorativa sia la nostra vita.

Però questo è un bypass, perché in realtà noi non leggiamo nella mente della nostra collega del nostro collega.

Magari se potessimo chiedere davvero come ti senti a chiedere ma tu non senti la pressione ad essere sempre connessi, a dover rispondere a dover sempre stare dietro alle tasche delle scadenze, anche quando in realtà saresti autorizzata, autorizzato a riposarti.

Magari potremmo scoprire e che quell'altra persona direbbe Sì, effettivamente sono schiacciata, schiacciata da questa situazione, ma vedo che gli altri si comportano in questa maniera.

Quindi mi sento da meno e potremmo scoprire all'improvviso che anche il nostro collega, la nostra collega, in realtà sta vivendo la nostra stessa situazione e questo potrebbe portare a normalizzare.

Ci é rispetto ai nostri sentimenti, a validare ciò che stiamo provando in quel momento e sentirci anche piu' autorizzati a fare qualcosa per risolvere questa situazione.

Lavorare ci fa guadagnare, vero? È un'idea inconscia che possiamo avere che dobbiamo lavorare tanto per guadagnare tanto, perché è come se fosse lineare, come se fosse logico.

In realtà noi lavoriamo per guadagnare uno stipendio che ci permetta di sopravvivere e di vivere pienamente la nostra vita.

Che valore ha quindi il lavoro che facciamo? Ma soprattutto, che valore ha il tempo che stiamo impiegando per quel lavoro? Se il nostro lavoro è totalmente allineato con i nostri valori, ai nostri bisogni, con le nostre aspirazioni, allora probabilmente non pagheremo tanto le conseguenze di questo stress, perché non sarà uno stress negativo.

Sarà uno stress più positivo sarà un'occasione per metterci alla prova e trarre vitalità e gratificazione da questo lavoro, però non è sempre così.

A volte la storia in background nella nostra mente è che è normale che sia così, che il lavoro è la cosa più importante in assoluto nella vita e che di conseguenza tutto ciò deve essere dipendente dal lavoro, che sia il luogo in cui viviamo, che siano ci sia le ore passate durante la giornata a dedicarci appunto a dei task.

Ma forse è importante chiedersi a cosa ci servono questi soldi e soprattutto a cosa? A cosa? Come potremmo sfruttare il tempo che invece sottraiamo, oltre alle nostre passioni, alle persone per noi significative e dedichiamo al lavoro, potremmo magari scoprire non solo che il valore che ha una determina un determinato momento della nostra vita.

Come potrebbe essere un weekend più largo? Magari ho delle giornate di ferie.

Magari quel valore di quel tempo è molto più alto dello stipendio che ci farebbe guadagnare magari quel quel lasso di tempo, nel senso che potremmo trarre molto più molto, molto piu' significato molto ha piu' valore da altre esperienze non lavorative che non hanno un corrispettivo economico proprio perché fanno riferimento alla nostra vita, alle nostre aspirazioni, ai nostri bisogni, i nostri bisogni, che sono tutti legittimi nel momento in cui per noi sono importanti.

Quindi forse è bene chiedersi quanto vale il mio tempo, quanto vale la pena dedicarlo al lavoro, anche più di quanto sia necessario.